La Repubblica (M. Juric) – “Vogliamo vincere l’Europa League”. L’obiettivo è ben chiaro nella testa di José Mourinho. Andare a Budapest per alzare il trofeo. Esattamente come fatto un anno fa a Tirana e prontamente dichiarato alla vigilia della semifinale di ritorno con il Leicester. Gioca, vinci and repeat. “Non sono scaramantico, e non mi interessa se i bookmaker ci danno per favoriti alla vittoria. Da 20 anni dico che quando si arriva in semifinale c’è il 25% di vincere la competizione e il 50% di arrivare in finale. È la mia scaramanzia pragmatica“. Ovvietà da vigilia di una semifinale europea. Un crocevia ben leggibile nelle pieghe del volto del portoghese.
Molto meno rilassato rispetto allo scorso anno e concentrato sui 90’ più importanti da quando siede sulla panchina della Roma. “Non sto pensando alla finale e molto meno al mio futuro“. Dalla partita contro il Bayer dipenderà tutta la stagione giallorossa. “Ma non so dire che direzione possa prendere — continua Mou — non so se serviranno i rigori o ai supplementari. Abbiamo tanto da giocare e di questo ho parlato con i miei. È ancora lunga e il risultato di 1-0 non assicura niente“.
Pragmatismo e prammatica che fa rima con pretattica. Soprattutto quando si è toccato l’argomento infortunati: “Sono tutti disponibili per giocare tranne Karsdorp e Llorente. La questione è quanto tempo possono giocare. Smalling non ha giocato neanche un minuto ma si è allenato tanto da solo. Dybala si è allenato molto meno e non ha mai giocato più di 30 minuti. Nella gestione della gara dobbiamo pensare a cosa è meglio per il puzzle della partita”. Che tradotto vuol dire gestione. Degli uomini e della qualificazione, nonostante nella testa di Mou ci sia la pazza idea Smalling dal 1’.