Pagine Romaniste – José Mourinho, allenatore della Roma, è intervenuto in conferenza stampa alla vigilia della partita contro il Feyenoord. Queste le sue parole:
E’ stato un lungo viaggio, iniziato in Turchia ad agosto. Un bellissimo percorso e molte partite. Come arriva qui? E’ un momento ricco di significati…
Sì. Siamo arrivati alla fine del percorso di questa stagione con due finali da giocare in quattro giorni. La prima ci dava quello che noi meritavamo e che avevamo come target, ovvero giocare in Europa League e migliorare la classifica. Siamo riusciti a vincere quella finale e per me quella era una finale dove non si poteva scrivere la storia, solo finire il lavoro di una stagione e raggiungere un obiettivo. Questa finale è storia. Una storia che è stata già scritta per arrivare in finale e giocarla dopo tanti anni, ma ovviamente quando ci arrivi devi fare il possibile per vincerla.
Nell’ultima conferenza stampa ha detto di dover contenere l’euforia. E’ riuscito a farlo? Come sta la squadra psicologicamente e come sta Mkhitaryan?
Lo abbiamo fatto prima di Torino. Era una partita difficile ed era importante concentrarsi lì. Giocare una finale ha già un livello di tensione alta, non avevamo bisogno di aggiungere la tensione della qualificazione. Ora siamo già qualificati e pensiamo solo a questa finale. Io e il mio staff è da venerdì sera che non usciamo da Trigoria. Non ho chiesto lo stesso ai miei giocatori, ma li vedo concentrati, con la gioia giusta che serve per giocare una partita così. Miki si è allenato oggi con la squadra, una piccola sessione senza significato per il lavoro della finale, perché era aperta a voi. Era importante per lui, per capire se poteva esserci. Io mi fido di lui, sa interpretare bene le sensazioni e si sente a disposizione per giocare.
A Tirana c’è grande attenzione per questa partita e nei confronti della Roma e della sua persona in particolare. Il suo carisma può fare la differenza?
No, penso di no. La gente credo stia un po’ sbagliando nell’analisi. L’unico motivo per cui esiste questo feeling pro-Roma è perché abbiamo un giocatore albanese. Se la Roma vince, un albanese alza la coppa. Questo penso abbia un significato. Ho giocato una superocoppa europea in Macedonia del Nord ed è stato bellissimo, una città in festa e un’opportunità unica. Tirana è lo stesso. E’ facile capire che è importante per loro. II Paese lo merita per la loro crescita. Lo stadio è molto bello, è un peccato per la capacità. Ma sono molto contento di giocare qua. Le finali di solito sono alla fine della stagione e quando ci arrivi il lavoro è fatto. Non c’è niente da fare in questi ultimi giorni. La leadership non si può mettere sul tavolo in due giorni, fa parte del processo. Domani è il giorno dei giocatori, noi allenatori cercheremo di aiutare, di leggere la partita e aiutare la squadra. Domani è l’ultima partita, fortunatamente una finale da giocare con l’atteggiamento giusto.
A Leicester sembrava più tranquillo. E’ serio perché ha più preoccupazioni adesso?
E’ una finale. Fino a domani non c’è altro nella mia testa, assolutamente niente, solo la finale. E’ il mio modo di essere. L’esperienza non aiuta, io pensavo mi potesse aiutare ma non aiuta. E’ il mio modo di sentire e stare, ed è uguale alla prima finale. Più o meno 20 anni dopo non cambia. Mi vedi più serio perché è concentrazione.
E’ un allenatore scaramantico?
No, a volte litigo con chi è scaramantico. Io di scaramanzia niente.
Non ha niente da dire sui 50.000 tifosi a vedere la partita negli schermi? Non ha portato bene nella storia…
Non è colpa loro se la Roma ha perso. Mi hanno chiesto con che maglia giocheranno, io ho detto che per me è uguale, non sono scaramantico.
Dopo lo scontro con Kumbulla, come sarà il suo futuro? Se vince domani sarà il primo allenatore a vincere tutte le coppe europee…
Se vinco. Non sono scaramantico, è la verità. Non mi piacere parlare di se. Vedremo. Marash mi ha fatto veramente male. Io scherzavo ma mi ha fatto davvero male. Pensavo di andare alla partita in infradito. Non mi entrava il piede nella scarpa. Ho messo il numero 44 e porto il 42. Marash è un bravo ragazzo e giocatore, il prossimo anno sarà con noi 100%. Ha potenzialità per diventare più bravo.
Qual è la tua prima impressione di Tirana? Cosa può fare lo Special One per vincere uno Special Match?
La storia dello “Special” è vecchia. Quando hai più maturità e stabilità pensi più agli altri che a te stesso. Quella storia per me è diventata vecchia. Domani cercherò di aiutare come ciascun allenatore. Non credo in momenti magici. Quando arrivi in una finale il lavoro è finito, è il momento della squadra, sono loro che giocano domani. Non è il momento di un individuo. Non c’è niente di speciale da fare, dobbiamo solo essere noi stessi, con le nostre qualità e i nostri limiti. Se riesci e nascondere quei piccoli problemi che ogni squadra ha, fai un buon lavoro. Il calcio mi ha portato ovunque ma non in Albania. E’ bella, sono molto contento di essere venuto qui. Sono contento anche dell’aereoporto. Quando abbiamo giocato contro il Vitesse per esempio abbiamo usato l’aeroporto di Eindhoven a due ore di distanza. Qui è stato molto facile, l’hotel è vicino, il campo è buono e lo stadio è bello. Lo stadio non è grande, certo, ma non si può criticare per questo. Sono felice di essere qui e giocare qui.
Sei sorpreso dalla crescita di Zalewski?
E’ stato probabilmente il periodo più importante della sua carriera all’inizio probabilmente. Un anno fa giocava in Primavera, adesso è in prima squadra. Sono stati 6 mesi importanti per la sua carriera. La sua posizione? Può fare tutto, onestamente. Ognuno ha opinioni differenti, ma a 20 anni se hai l’occasione di giocare lo fai. Impara bene, ha una grande mentalità. Sarà buono per il nostro futuro e quello della nazionale polacca.
La stagione è finita, siamo all’ultimo atto. Rocchi le ha dato ragione sul rigore di Firenze e il gol irregolare di Acerbi. Questa è una stagione positiva per lei comunque vada?
Per me sì.
Ha dei dubbi di formazione ancora? Spinazzola ha delle chance o è un premio domani?
No, è disponibile per domani, non è un premio. 10 mesi fuori sono tanti, ma ha lavorato tanto per tornare. Gli mancava avere delle sensazioni in campo, ma ha avuto 75 minuti contro il Torino e quelle sensazioni sono state positive. Domani è un’opzione per noi.