Corriere dello Sport (J. Aliprandi, C. Zucchelli) – José Mourinho e l’Arabia: un matrimonio che non ci sarà. Almeno non adesso perché oggi il pensiero del portoghese è solo sulla sua Roma. Logico, visto che Mou ormai da qualche settimana ha deciso di restare l’allenatore della Roma. Ha scelto il cuore, ha scelto una città che ama, una tifoseria che stravede per lui e un gruppo di giocatori con cui ha costruito un legame unico. Poi, solo poi, ha scelto il club e le sue strategie.
Mourinho, però, è troppo esperto e navigato per non sapere che quando si muovono personaggi così importanti non solo del mondo del calcio, ma dell’economia e della finanza, bisogna comunque sempre ascoltare. E comportarsi in un certo modo. Ecco perché, la prossima settimana a Londra, dove sta trascorrendo una parte delle sue vacanze, incontrerà per pura cortesia Walid Moaz, presidente dell’Al-Ahli, che è disposto a ricoprirlo d’oro per portarlo in Arabia.
E così farà anche per i due obiettivi Mahrez e Modric, con quest’ultimo ha già dato preferenza al Real Madrid. Già nei mesi scorsi Mourinho era stato accostato all’Al-Ittihad, all’Al-Nassr e alla nazionale dell’Arabia Saudita, ma rifiutò le offerte poiché preferiva continuare ad allenare ad alti livelli. La risposta, quindi, sarà sempre la stessa: “No, grazie”.
Mourinho, infatti, ha in mente un piano ben preciso: è vero – e lui lo sa bene, meglio di tutti – che nel calcio le cose possono cambiare da un momento all’altro, ma José dopo laRoma vorrebbe allenare una nazionale, possibilmente il suo amato Portogallo. Non a caso, a dicembre, quando era stato contattato dalla federazione del suo Paese, l’incontro non era stato, come in questo caso, di mera cortesia. C’era stato qualcosa in più ma la risposta era stata identica: «No, grazie».
Mourinho, in queste ore, è concentrato solo sulla Roma che verrà. Sa che dopo due anni ottimi, con due finali europee e un trofeo portato a casa, i tifosi sono un corpo unico con lui e la squadra ma sa pure che per fare il salto di qualità serve altro. Molto altro. No «mercatini», in sintesi, al netto dei paletti del Fair play finanziario. Pinto, che in questi giorni si divide tra Roma, Milano e viaggi top secret, è in contatto diretto con lui, meno la proprietà. I giocatori, invece, hanno un filo difficilmente scindibile dal loro allenatore e anche questo ha il suo peso.
Mourinho, che guadagna e ha guadagnato tanto in carriera, non ha bisogno di accettare un’offerta dall’Arabia per il conto in banca e, come ha ribadito più volte, sente ancora l’esigenza, quasi fisica, di competere per qualcosa di importante e combattere ad alti livelli. Poi, che sarà sarà, come dice un coro spesso cantato dai romanisti. I tifosi, d’altronde, sono stati e sono un collante fondamentale nel suo rapporto con Roma e la Roma. Mourinho si sente amato perché è amato. E questo amore non si può comprare.