Pagine Romaniste – Mourinho è intervenuto in conferenza stampa in occasione del Media Day a Trigoria. Queste le sue parole:
Torniamo sull’aspetto emozionale, sono rimasto colpito dal rapporto che ha creato con i tifosi. Le piacerebbe poter essere il Ferguson della Roma e pensare ad un progetto a lungo a termine con una piazza che la adora.
Ferguson è stato 20 anni, io per arrivarci dovrei arrivare a 79 anni… Sarà dura, magari fino a 70 ma a 79 sarà difficile. Mi piace essere qui alla Roma, è visibile, si sente, ho accettato un certo profilo di un progetto che dura 3 anni. Dopo vedremo che profilo avrà dopo questi 3 anni. Penso di restare qui questi 3 anni, non sto tantomeno pensando a partire prima di questi 3 anni. Poi vedremo che direzione prenderà, a volte i progetti si avvicinano alle aspettative o si allontanano. Nel calcio conta l’oggi o al massimo il domani. Voglio restare qui anche la prossima stagione, è il modo più obiettivo che trovo per rispondere.
All’orizzonte la sua ennesima finale. Cosa sente di aver già vinto e cosa sente che serve per vincere e portare avanti questo progetto? Un suo bilancio?
Difficile fare un bilancio, è molto difficile rispondere. È una domanda complicata (ride, ndr), non voglio rispondere.
C’è grande entusiamo a Tirana, ma i tifosi della Roma sono preoccupati per lo Stadio. Commenti? Kumbulla giocherà?
Con o senza Kumbulla, gli albanesi devono essere dalla nostra. Se la Roma vince la Coppa, un albanese vince la Coppa. Questo deve essere sufficiente per far avvicinare alla Roma gli albanesi. Così abbiamo equilibrio. Noi giochiamo una finale venerdì, gli altri sono in vacanza. Non c’è equilibrio da questo punto di vista. Sono entusiasta che la finale sia a Tirana, non ci ho mai giocato. Ho qualche amico importante a Tirana. Il fatto che il campo ha una capienza ridotta per due club come Roma e Feyenoord è l’unica cosa negativa. Se si giocasse al Bernabeu sarebbe pieno. Per l’Albania è importante. Questo è un peccato per i romanisti che non potranno essere lì. Sarà bello, più bello se Kumbulla alzasse la coppa.
Lei e Ancelotti finalisti nelle competizioni Uefa, qualcuno vi ha dato come morti troppo presto?
Penso che il problema con Carlo è che quando tu alleni l’Everton sicuramente non vinci la Champions. Il problema con me è che la gente ha guardato qualche mio lavoro come volto a vincere quando non lo era. Quando si ha una storia di trionfi regolari e quasi ciclica si fanno questi ragionamenti, non è un problema ma non mi sono mai preoccupato di questo. Non penso alla nuova e alla vecchia generazione di allenatori, la qualità non ha nulla a che vedere con l’età. Cosi come i giocatori, ci sono giocatori bravi a 20 anni e a 40 anni. Guardate il gol fatto da Quagliarella a 40 anni, mi piacerebbe che uno dei miei 20enni lo potesse fare. Posso anche dire che quel Quagliarella lì avrebbe segnato un gol al Venezia. Con gli allenatori è così, sei finito solo quando manca la passione e non sentì più un certo tipo di pressione. mi conosco e conosco Ancelotti, ma posso fare altri esempi. Se la passione e la qualità ci sono, siamo noi a decidere quando dire basta. E chi è in attesa deve aspettare ancora, perchè non avverrà presto.
C’è questa attesa e fibrillazione che è una cosa bella perché non respirava da tanto. C’è ancora una giornata di campionato e c’è una finale, non riterrebbe beffardo se gli incastri andassero male e la Roma rimanesse fuori dall’Europa? Se questo avvenisse, la stagione sarebbe positiva?
Questo rischio esiste, non possiamo dire che è uno scenario impossibile. Ci sono due finali da giocare e ipoteticamente si possono perdere entrambe e finire fuori dall’Europa. I giocatori e io lo sappiamo, non è una situazione facile da gestire. Sono capace di pensare solo a venerdì infatti non sono contento di essere qui oggi a parlare per voi italiani e per i giornalisti stranieri in un giorno dedicato alla finale di mercoledì. Non sono contento di fare un allenamento che non lo era perché era aperto e non potevo fare nulla di tattico. È stato un allenamento finto per voi. Non sono felice di questo. C’è gente che pensa di dimenticare venerdì, per far riposare tutti e andare a Tirana al meglio. Ci sarà gente che invece pensa che mercoledì sarà una finale 50 e 50 e che quindi dobbiamo giocarci tutto venerdì perché se si vince si va in Europa League. C’è chi pensa una via di mezzo. Se mi chiedi quale è il mio pensiero, per me è tutto venerdì. Il problema è che non posso essere solo io a pensarlo. I giocatori devono pensare lo stesso, il dipartimento medico, i miei assistenti. Se guardi l’allenamento, non abbiamo nascosto nessun giocatore. Non c’era nessuno al 100% della condizione che non si è allenato per farvi pensare che non ci sarà venerdì. Chi non c’era in questo momento non è disponibile per venerdì. Sarebbe più facile essere già qualificato o addirittura già fuori dalla corsa ai posti europei. Io penso a venerdì.
Ritiene di essere uno spot per questa coppa con la sua caratura internazionale? La situazione di Miky e Zaniolo?
Mkhitaryan ha avuto quell’infortunio contro il Leicester, ha bisogno di tempo. Non ha ancora fatto nessun allenamento con la squadra, non ci sono possibilità di averlo venerdì e poche per averlo mercoledì. Zaniolo poche possibilità di averlo venerdì, più di averlo per la finale. Se riesce a recuperare per venerdì giocherà, senza pensare alla finale. Smalling è infortunato, 0% di possibilità di vederlo venerdì e in dubbio per mercoledì. Karsdorp è quello più vicino al recupero ma è ancora in dubbio. Mi sono emozionato per la finale, non per me, pensavo più alla gente e ai giocatori, meno a me stesso. Voglio la finale per me stesso ovviamente, ma è più importante per la gente che non vive un momento così da tanto tempo. Per i giocatori che fanno un primo passo verso una carriera bella e vincente. Sono meno egocentrico e più un uomo del gruppo e della gente. MI piacerebbe vincere per loro. Quando si fa qualcosa di nuovo c’è sempre qualche scettico e la gente che rischia ha bisogno di aiuto. È una nuova competizione che quando è iniziata, la gente ha visto i playoff dove ha visto squadre di molti paesi senza vedere le squadre spagnole, inglesi e tedesche. Ha pensato che fosse una competizione inferiore. Bisogna che le squadre più importanti della competizione la prendano sul serio sennò se vai fuori, arriveranno in semifinale e finale squadre senza espressione e la competizione, che è un’idea brillante, diventa un disastro. Il Velodrome era pieno, l’Olimpico, a Leicester, sempre pieni gli stadi. È diventata importante perché noi abbiamo aiutato la Uefa a farla diventare tale. L’anno prossimo la gente guarderà la Conference con altri occhi.
Lei ha vissuto tante finali, sta riscontrando qualcosa di diverso?
Sì. Lo sento più difficile di avere la gente concentrata su quello che si deve fare prima di giocare la finale. Io ho anche dato esempi internamente: ad esempio con l’Inter prima della finale di Champions abbiamo giocato l’ultima partita per lo scudetto. La gente era focalizzata sulla Champions. A Porto è successo lo stesso. Sento qua un’euforia generale che si sente che non aiuta a direzionare un focus per una partita che è per me la prossima partita è sempre la più importante. Confesso, non è facile. Abbiamo cercato di fare di tutto, anche internamente con Tiago e di sistematizzare. Anche per sistemare situazioni logistiche. Si tratta di qualcosa che senti quando vai al ristorante, vai al supermercato. La gente non dice: “dai andiamo a Torino”, non c’è Torino. Questo nasce dalla gioia, di giocare la finale. Di avere il 50% di possibilità di vincere. La mentalità è vincere venerdì.
C’è ancora in ballo il quinto posto, però Sarri ha detto che è una mentalità provinciale perché città come Roma meriterebbe di vincere il titolo. Cosa ne pensa?
Sono d’accordo, non si deve pensare a finire avanti o indietro a loro. L’ho detto quando abbiamo perso un Derby e quando lo abbiamo vinto. Noi allenatori dobbiamo imparare anche a stare dalla parte della cultura popolare. Quindi se sei alla Roma, diventi romanista. Se mi chiedi c’è differenza tra quinto e sesto posto ti dico di no. Sarà la finale a fare la differenza, perché il trofeo significa di più.
Mi sembra che lei stia allenando anche adesso, magari non la squadra, ma la città. Sull’allenamento di oggi, Ibanez che fa il jolly? Spinazzola a destra: ha giocato titolare contro il Venezia, significa qualcosa per Torino e Tirana?
Ibanez jolly significa che è fantastico in tanti aspetti del suo gioco, non fantastico nella visione di gioco e dei passaggi, giocando da jolly, ha questa possibilità di avere più palla, in situazione di gioco dove ha pressione intorno a lui, per limare i suoi difetti. Questo lo aiuta a pensare più velocemente, Cristante lo fa da tanto, è migliorato tanto a questo livello come giocatore posizionale. Spinazzola ha fatto bene col Venezia, sensazioni positive, peccato per il giallo perchè non stando al massimo avrebbe avuto difficoltà nella ripresa, ma ha giocato senza problemi. L’ho fatto allenare sul destro, non avendo Karsdorp, a sinistra abbiamo varie opzioni, Vina, El Shaarawy e Zalewski, Leo preferisce giocare a sinistra, ma se siamo in difficoltà giochiamo con quello che abbiamo e se deve giocare, giocherà a destra.