Il Messaggero (S. Carina) – Dall’andare incontro applaudendo alla Sud nel post Roma-Inter a ritrovarsi con dietro la curva del Psg illuminata dai fumogeni e in piena esultanza, il passo è breve. Mourinho (come già accaduto lo scorso anno) è entrato prepotentemente nel casting di Al-Khelaifi per il post-Galtier.
Visti i rapporti d’amicizia che ci sono tra il ds Campos e José, basta una telefonata. Prima, però, c’è una semifinale di Europa League da affrontare e superare contro un avversario, il Bayer Leverkusen, certamente ostico ma non insormontabile. Eppure, l’alone di magia che avvolge Mou, fa sì che si parli soltanto di lui.
Con la via che porta alla Champions divenuta in salita in campionato, l’Europa League s’è trasformata nella stella polare stagionale. Vincerla, infatti, non solo regalerebbe il secondo trofeo in due anni ma il pass-partout per partecipare ad un’altra finale (quella della Supercoppa europea) e soprattutto l’accesso alla prossima Champions. E non solo. Perché più che legato al futuro di Mourinho, il domani di Dybala va di pari passo con gli obiettivi del club.
La Joya a Roma sta bene, non lo ha mai nascosto, ma è consapevole che alla soglia dei 30 anni ogni calciatore è a un bivio. Ed è per questo che a domanda diretta sul suo futuro ha sempre preso tempo, consapevole che nel contratto esiste una clausola rescissoria (esercitabile solo quest’anno) inquietante più per la possibilità di uscita verso l’estero che per un trasloco in Italia. Ieri l’argentino ha preso parte alla seduta dando seguito ai 20 minuti finali contro l’Inter. La speranza è che riesca a regalare almeno un’ora a buoni livelli. Del resto averlo o meno in stagione s’è visto cosa vuol dire.