Il Corriere dello Sport (A.Polverosi) – Otto allenatori nuovi nelle prime dieci del campionato scorso. In tutto, sulle 17 squadre confermate in Serie A i cambi in panchina sono stati 11. Un dato sufficiente per immaginare una vera rivoluzione, uno stravolgimento di valori e idee. In più c’è un mercato che rende incomplete e forse più deboli alcune protagoniste della scorsa stagione, ma mai come quest’anno i pronostici sono fatti per essere smentiti. Simone Inzaghi allenerà i campioni d’Italia, impoveriti dalla disastrosa situazione economica di Zhang che ha spinto la squadra a vincere il titolo poggiandosi su basi così fragili da perdere subito i tre protagonisti, Conte, Lukaku e Hakimi. Con Allegri la Juve torna a casa e con l’arrivo di Locatelli migliorerà sensibilmente il centrocampo, il reparto che ha messo in difficoltà prima Sarri e poi Pirlo. Gasperini parte con la conoscenza di una squadra che lui stesso ha creato e plasmato e la continuità, in un campionato di cambiamenti, è un vantaggio considerevole. L’altra significativa conferma è quella di Pioli, senza il miglior portiere dell’Europeo e senza Calhanoglu, ma con un organico più completo rispetto alla scorsa stagione. Tornano i toscani in Serie A: Spalletti prende lo stesso Napoli di un anno fa, portato da Gattuso ad un punto dalla Champions League, mentre il ritorno di Sarri allarga i confini della Lazio. Mourinho fa nascere belle speranze nella Capitale, basta sentirlo parlare per ricordare come il suo ruolo di capopopolo e di caposquadra sia capace di influenzare tutto l’ambiente. Per la Roma, con il prossimo campionato così strano e così nuovo, e con la differenza con le candidate così sottile, anche i giallorossi possono sognare. Mou caricherà Abraham e gli affiderà, come suggeritore, Zaniolo. Solida e divertente, è la Roma che vuole il portoghese.