La Gazzetta dello Sport (M. Cecchini) – I muri dello Stadium, se potessero parlare, racconterebbero almeno due storie. La tenerezza nostalgica con cui tifosi e addetti della Juve hanno accolto Paulo Dybala e la furia costruttiva con cui José Mourinho ha ribaltato la Roma all’intervallo.
Con queste premesse era ovvio che il portoghese all’intervallo piombasse sulla squadra per dire: “Mi vergogno per voi e mi vergogno di essere il vostro tecnico – il senso del discorso -. Abbiamo lo stesso atteggiamento mostrato nello scorso campionato a San Siro contro Inter e Milan. Non certo da grande squadra. Se non cambiamo testa, stavolta finisce male“.
Poi è passato agli aggiustamenti tattici, chiedendo a Dybala di venire più al centro del campo “per dare un punto di riferimento alla manovra” e a Cristanteun sacrificio maggiore.
Anche Abraham non si è salvato, basti pensare che – nonostante il gol segnato – Mou ha definito così la sua partita: “Orribile. Dopo ha esultato perché sapeva che nello spogliatoio sarei stato più simpatico di prima“. A fine gara, lo Special One conferma le critiche: “È stata una delle volte che la squadra mi ha fatto più arrabbiare, ma ero fiducioso sul fatto che fossero preparati per intervenire“.
La seconda storia è quella di Dybala. Mentre Mou si è preso la sua solita dose d’insulti, la Joya si è accorta come il tifo juventino non lo ha dimenticato. “Dybala sotto la Curva”, hanno cantato gli ultrà della Juve prima della partita. “Per sempre Joya” e “Paulo mi manchi”, si è letto su tanti striscioni. “Paulo era frastornato dalla Roma, non da dall’ambiente. Lui fa sempre la differenza. Bastava che mettesse un piede in area e si sentiva la paura di tutto lo stadio” ha detto Mourinho.