Corriere della Sera (M. Ferretti) – Se giocasse soltanto all’Olimpico, la Roma sarebbe serenamente in lotta per un posto tra le prime quattro del campionato. Otto partite, cinque vittorie, due pareggi e una sconfitta, con una media punti di 2,13 a gara. In trasferta, otto partite, due vittorie e due pareggi. Il resto, ovviamente, sconfitte. Media punti a gara: 1. Meno della metà del bottino casalingo. Chiaro? Come dire, in pratica, che esistono due tipi di Roma: una forte, affidabile alle pendici di Monte Mario (tre successi su tre anche in Europa League) e un’altra balbettante assai e assolutamente inaffidabile lontano dalla Capitale (solo cinque successi nell’anno che se ne sta per andare).
Eppure, i calciatori e l’allenatore sono sempre gli stessi. Forse, allora, è vero ciò che José Mourinho va ripetendo da un po’ di tempo: all’Olimpico i miei ragazzi trovano affetto, coccole e merenda pronta; in trasferta peccano di personalità. Una così netta differenza di rendimento, però, non può essere legata soltanto alla diversa atmosfera che si vive/respira dentro e/o fuori Roma. Ci deve essere (c’è) anche una ragione calcistica, più tattica che tecnica, a regolare il diverso andamento del gruppo.
Ecco perché Mou dovrà sfruttare al meglio i prossimi due impegni casalinghi per dare forza non soltanto all’etichetta di “squadra di casa” ma soprattutto alla classifica. Oggi il Napoli poi, all’inizio del nuovo anno, l’Atalanta: due scontri diretti per la zona Champions.