Corriere dello Sport (R. Maida) – E scorgere l’alba e non il tramonto, mentre il Torino festeggiava un pareggio in casa e la Roma malediceva una vittoria sprecata. C’è stato un passo avanti nel rendimento, nella convinzione, nella determinazione in una squadra che si sta lentamente abituando a giocare un calcio diverso.
L’atteggiamento disinvolto e sereno di Mourinho nel dopo-partita rappresenta una conferma in questo senso, a dispetto dei 5 punti in classifica nelle prime 5 giornate: “A gennaio non saremo ancora in questa posizione” evidentemente, guardando e guardandosi dentro, ha intuito che la svolta è vicina. Il calendario sostiene le sue legittime ambizioni di rincorsa: Genoa fuori, Frosinone all’Olimpico e Cagliari di nuovo lontano da casa.
Mourinho sta provando dall’inizio del ritiro di rendere la squadra più efficace in zona gol. Il problema è che per raccogliere i frutti dell’addestramento di una fase, quella offensiva, la Roma ha smarrito il punto di forza delle ultime due stagioni, cioè la solidità difensiva. Anche nell’analisi di queste carenze, con 8 gol subiti in 6 partite coppa inclusa, bisogna essere chiari: rispetto alla finale di Budapest sono andati via due titolari (Ibañez e Matic) e il leader del reparto, Smalling, praticamente deve ancora entrare in scena.
Mourinho avrebbe potuto effettuare un paio di cambi in più per rinfrescare la squadra, Bove e Karsdorp per esempio stavano bene, ma il Torino non avrebbe mai pareggiato se non si fossero incastrati tanti errori nella stessa azione.
Forse ci sbagliamo ma questa combinazione esplosiva di error individuali, già visti tra Salernitana, Verona e Milan, non potrà ripetersi in eterno: l’ottimismo di Mourinho parte proprio da questa certezza.