Il Messaggero (S, Carina) – A volte ritornano. E a pensarci bene, potrebbero sposarsi perfettamente con il progetto Roma. Perché nel gioco delle coppie che ha in mente De Rossi, c’è il titolare indiscusso e il giovane talento dietro che deve crescere e nel giro di un biennio prenderne il posto.

Così nei primi contatti avuti con l’Atletico Madrid per Omorodion, il centravanti classe 2004 che ha come idolo Eto’o e come rito scaramantico pre-gara il bacio agli scarpini e ai parastinchi più preghiera con lo sguardo rivolto verso il cielo, il ds Ghisolfi ha chiesto informazioni anche su Morata.

Tutto torna: il big e il giovane. A dir la verità, la prima mossa l’aveva fatta lo spagnolo, attraverso Dybala. Consapevole di esser chiuso con Simeone, ha chiesto all’argentino, fraterno amico, se ci fosse la possibilità di riaprire quel discorso che lo scorso anno Mourinho aveva avviato in prima persona ma poi non si era chiuso, soprattutto per lo scetticismo del centravanti, poco incline a lasciare Madrid, la Liga e la possibilità di giocare la Champions.

Stavolta lo scenario è diverso. Le perplessità di Alvaro non ci sono più. Anzi è lui a spingere per tornare in Italia: “Se vedo che l’Atletico vuole ingaggiare otto attaccanti allora capisco che non sono la priorità del club. E non posso restare qui e non giocare. Dove? Per me la cosa più semplice è non giocare più in Spagna ma trasferirmi all’estero”.

Non lo dice apertamente, ma il riferimento è all’Italia, la sua seconda casa (ha la moglie nativa di Torino). Il calcio però sa essere alquanto strano. Perché se ora è l’ex juventino ad offrirsi, la Roma se non frena, quantomeno riflette.