Giampaolo Montali, ex dirigente della Roma, ha rilasciato una lunga e interessante intervista ai microfoni di teleradiostereo. Tra i vari argomenti trattati, la scelta di Luis Enrique per la panchina giallorossa e il rinnovo di De Rossi. Ecco l’intervista completa di Montali: “In questi due mesi non mi sono allontanato dal calcio. Non lavoro più con la Roma ma ne sto approfittando per seguire, avendo più tempo a disposizione, tutto ciò che accade, con attenzione, perché è il mio lavoro”.
Così sul campionato: “Seguo il campionato e ciò che emerge è un torneo incerto, con una classifica corta, che può dire ancora tutto. La sorpresa più eclatante è la Juventus subito competitiva. Scelte, atteggiamenti e comportamenti azzeccati, mi sorprende in positivo. Quando c’ero io nella società dovevamo porre le basi per il futuro, oltre a dover riprogrammare la risalita. Siamo andati in B, dovevamo mantenere un occhio al presente di allora, ma guardando in prospettiva”.
Inevitabile un tuffo nel passato, ai tempi della Juventus: “Col tempo sono state sbagliate forse alcune scelte, ma ora mi sembra funzioni tutto per il meglio, e va dato atto alla Juventus di aver scelto il tecnico migliore per tornare ai massimi livelli. A Conte riconosco un pregio, quello di essere curioso, di essere aperto a nuove idee. Mi ha invitato a Torino e ci andrò molto volentieri, curioso anch’io di vedere da vicino come sta plasmando la squadra e come sta infondendo fiducia con personalità. Non ho rimpianti per la mia esperienza in bianconero, ero stato chiamato per curare l’aspetto sportivo, è stata un’esperienza positiva e forgiante, grazie alla quale poi sono stato chiamato dalla Roma”.
“La Roma a questo punto poteva avere qualcosa in più, ma tutto sommato sta seguendo un percorso in linea con quanto delineato in estate. Tornando indietro, per quello che è stata la mia esperienza nella Roma, rifarei tutto. Ho accettato le scelte fatte dalla nuova società, che in modo legittimo ha scelto i professionisti che voleva. Mi avrebbe fatto piacere restare, perché il progetto Roma è affascinante, da manager ‘malato’ di lavoro un’avventura simile sarebbe stato un grande stimolo, ma non sono abituato a guardare indietro”.
“Cosa non rifarei se tornassi indietro? Di solito non faccio discorsi di questo tipo, ma ammetto che essendo un manager chiamato a svolgere determinati compiti, mi sono esposto in prima persona nel momento in cui la Roma stava vivendo il momento più delicato, quello del passaggio di consegne. E ho difeso il gruppo, tecnico e dirigenziale. Per questo forse, esponendomi, qualcosa ci ho rimesso. Sembrava dovessi essere l’unico tra i dirigenti in essere a restare, di fatto sono stato l’unico ad andare via”.
“Nel momento in cui è stato fatto il nome di Luis Enrique, io non mi sono posto affinché non arrivasse, semplicemente ho manifestato dubbi su ciò che l’arrivo di Luis Enrique avrebbe fatto scaturire. Credevo che con Luis Enrique ad esempio alcuni giocatori che già erano in rosa, potevano scegliere di non restare”.
“Inoltre pensavo che, conoscendo la piazza, sarebbe stato più opportuno lasciare l’ossatura di una squadra che da subito potesse restare nella parte nobile della classifica. Ma a conti fatti sono favorevolmente colpito da come Luis Enrique è riuscito coi fatti a convincere tutti. Anche i giocatori che da più tempo sono a Roma. Ma su Montella resto sulla mia posizione. Sta dimostrando di avere le capacità per essere un grande allenatore. Sono convinto che avrebbe lavorato bene anche nella Roma”.
“A ridosso di una trasferta a Napoli, di concerto con Rosella Sensi, con De Rossi parlai di contratto e lui manifestò piena disponibilità a restare. E’ indubbiamente un caso delicato. Ammetto che De Rossi per me è un punto debole, perché nei suoi confronti nutro una stima clamorosa”.
“La trattativa stava andava avanti nel modo migliore, la vicenda De Rossi è stata anche portata all’attenzione della nuova società da parte di Rosella Sensi, le basi per il rinnovo le avevamo poste, poi io dalla Roma sono uscito e non posso sapere cosa sia capitato. Probabilmente a quel punto, dopo il cambio di proprietà, è arrivato uno stop. Ho letto dichiarazioni dei dirigenti nel recente passato che facevano pensare all’imminente accordo”.
Chiusura dedicata a Calciopoli e ad un eventuale futuro nei quadri dirigenziali dell’Inter: “Sono entrato nel mondo del calcio dopo Calciopoli, altrimenti probabilmente la Juventus non mi avrebbe chiamato. Dico semplicemente che nel calcio come nella vita ci sono delle regole che vanno rispettato. Alla Juventus trovai un’organizzazione sportiva impeccabile. Quello che è accaduto fuori dall’ambito sportivo è stato giudicato dai tribunali preposti e semplicemente ne prendo atto”.
“Sulle polemiche post sentenze del tribunale di Napoli, mi trovo perfettamente d’accordo con Gianni Petrucci, il calcio deve smettere di rivolgersi ai tribunali, bisogna chiarirsi attraverso riunioni e forum tra dirigenti e politici del calcio. A volte poi il silenzio può aiutare in certi ambiti”.
“Tornando alla questione di campo, ritengo che la Juventus stia cercando, e posso capire le sue motivazioni, di porre rimedio a un torto subito. Ho conosciuto quel gruppo, era composto da gente che lavorava sodo e che non aveva la minima percezione di scendere in campo agevolata da chissà quale potere occulto. Per il futuro mi vedo sempre nel mondo del calcio. Al momento non sto vagliando alcuna proposta. Le voci sull’Inter? Pura fantasia”.