La Stampa (G.Zonca) – Se un gol di mano in un playoff di qualificazione mondiale vale 5 milioni di euro, quanto può costare al listino Fifa la compensazione per un Mondiale mancato ? Non c’è risposta perché nel magico mondo delle votazioni che decidono la sede del torneo più quotato, ormai per tutti «la gallina dalle uova d’oro», truffano in troppi per stabilire chi è la vittima.
Il «solito» Warner – Il Marocco avrebbe vinto la contesa del 2004, la tornata elettorale che aggiudicava l’edizione 2010. Avrebbe in realtà superato il Sudafrica per due consensi solo che quando l’instancabile Blatter è salito sul suo scranno per annunciare il fortunato, dalla busta è uscito un altro nome. Sudafrica. Il povero Marocco però non può essere considerato tale visto che nel turno precedente aveva provato ad aggiudicarsi Francia 1998 con delle bustarelle, sistema ripetuto anche per la corsa successiva. Hanno offerto un milione a Warner, l’uomo Concacaf centro di ogni mazzetta, solo che il Sudafrica ha giocato al rialzo e ne ha messi sul piatto dieci. Così tutti con le mani in tasche a fingere indifferenza. Tirarle fuori, puntare il dito, non era consigliabile visto quanto erano zozze. Avanti così, con le intercettazioni pubblicate dal «Sunday Times» che svelano pezzi dell’inchiesta condotta dal giornale fin dal 2010. Due giornalisti si fingono lobbisti e istigano i membri dell’esecutivo a raccontare il sistema di scambio. Ismail Bhamjee, del Botswana, cade nella rete e dà le sue dritte: «Abbiamo contato e qualcuno ha detto: come ci sono finiti lì quei voti? Poi ci siamo accordati per sistemare la cosa». Bravi, bravi. E questo non è neppure il peggio. Il giornale inglese ha spedito alla Fifa le registrazioni e loro non hanno aperto un’inchiesta. Hanno solo sperato in un bluff.
Le mail su Blatter – A complicare la situazione ci sono pure annunciate mail in cui Blatter in persona viene legato ai 10 milioni passati dalla Fifa al Concacaf in nome del Sudafrica. Ne parla con l’ex presidente Thabo Mbeki, pare in modo molto diretto. Nel giorno in cui si possono unire molti puntini dell’indagine, sempre più ramificata, circolano pure le cambiali con cui Warner aspirava soldi corrotti dal conto Concacaf, registrato alle Cayman, e li ridepositava sul conto privato. Dopo una ripulita. Una catena di super-mercati, la Jta, riceveva ogni anno migliaia di dollari dalla banca del Nord e Centro America e li rendeva al caro Warner in moneta locale, al cambio di Trinidad.
Il meeting di Berlino – La Fifa prova a schivare il fango in arrivo. Ha preso un avvocato americano, William Burck, ex procuratore noto per aver incastrato Marta Stewart, la signora dei consigli che tra le dieci regole per ospitare il party ideale e la ricetta segreta per alleggerire il tacchino ripieno si dedicava all’insider traiding. Si parte con uno slancio di trasparenza: «Se verranno riscontrate scorrettezze nell’assegnazione dei Mondiali 2018-2022 le sedi verranno cambiate». Sarebbe scontato ma è la prima volta che una carica Fifa (Scala, capo delle operazioni di transizione) lo dice ufficialmente. Non prendetelo come un segnale di chiarezza. A Berlino si sono incontrati Platini, lo sceicco del Kuwait Sheikh Ahmad Al-Fahad Al-Sabah e il coreano Chung Mong-joon. Sul tavolo, molto poco illuminato, il futuro della Fifa. Più che a una riforma somiglia a una spartizione.