Molti lo chiamano il mondiale dei mondiali, il miglior mondiale di sempre e via dicendo…ma siamo sicuri che sia così? Siamo sicuri che un mondiale come quello del 2006 non avesse più campioni? Dove il Brasile aveva i migliori Kakà e Ronaldinho, la Spagna Torres e Raul, la Germania Klose e Ballack, e l’Italia, sulla quale posso anche non esprimermi. O magari il mondiale del 1994, dove un giovane Ronaldo faceva coppia con Romario e l’Italia arrivava in finale trascinata dalla difesa sacchiana e dai gol di Roby Baggio, a scapito della bulgaria di Stoichkov e della Spagna del Barcellona campione d’Europa e di Luis Enrique.
Non si sa ancora se questo mondiale potrà offrire lo spettacolo che offrirono i suoi antecedenti, forse per la crisi che ricopre il Brasile o forse per la mancanza di campioni figli di un calcio d’altri tempi. Non possiamo dirlo se tra 20 anni Balotelli sarà ricordato come un fenomeno o se Aguero e Messi saranno la coppia d’attacco più forte di sempre. Però una cosa, a priori, possiamo dirla: un mondiale con così tante outsider non si è mai visto. Un mondiale con 4-5 squadre che, per i meno esperti, un po’ per il nome, un po’ per la loro storia, non sono all’altezza di Spagna, Italia o Brasile, ma che in realtà lo sono e come, non si era mai visto prima. Quelle 4-5 squadre saranno i “dark horses” per i più romantici.
Ma andiamoli a conoscere ed analizzare meglio questi dark horses: parliamo della Costa d’Avorio, gli elefanti che porteranno il fardello dell’Africa a questo mondiale.
Proprio come fece il Ghana nel 2010 o il Senegal nel 2002, la Costa D’avorio è la più accreditata ad arrivare in fondo a questo mondiale tra le africane. A dirlo è il talento dei suoi giocatori, tutti sparsi per l’Europa e leader delle loro rispettive squadre. L’allenatore è Sabri Lamouchi, ex giocatore di Parma ed Inter. Poca esperienza da allenatore, ma a volte non serve: Lamouchi, come molti allenatori di successo, ha un passato da centrocampista molto ordinato tatticamente, con pochi spunti di genio ma anche poche distrazioni. Quello che serve ad un allenatore giovane per emergere.
A sua disposizione tanti giocatori di qualità, capaci di spaccare la partita, come tanti giocatori di quantità. L’unica pecca è, forse, l’assenza di giovani promesse, contrapposta ai tanti giocatori d’esperienza, il che rende questo mondiale importantissimo per questa nazionale. In porta, gli elefanti schierano Boubacar Barry, non una grande carriera a livello di club ma in nazionale ha dimostrato di saperci fare, specie nell’ultima Coppa d’Africa, dove ha mantenuto la porta inviolata. La difesa vede i centrali Kolo Tourè, reduce da una buona stagione con il Liverpool, e Didier Zokora. A destra giocherà la rivelazione Serge Aurier, stagione strepitosa con il Tolosa avendo realizzato 6 gol e 7 assist ed essendosi guadagnato l’interesse dei maggiori club europei, grazie ai suoi soli 21 anni di età, mentre a sinistra spazio al veterano Arthur Boka, rapido terzino dello Stoccarda.
In un ipotetico 4-2-3-1, modulo che Lamouchi spesso usa, i mediani sono due ottimi giocatori: il più importante è Yaya Tourè, carroarmato del Manchester City che a detta di molti è l’attuale mediano più forte al mondo. Una fase difensiva mostruosa si coniuga con dei numeri da punta centrale: 24 gol e 12 assist giocando a 50 metri dalla porta. Un’infinità. Insieme a lui fa reparto Cheik Tiotè, decisamente meno possente ma più rapido e decisivo nello scacchiere di Alan Pardew, tecnico del Newcastle.
Sulla trequarti tanta fantasia. Oltre a Gervinho, che quest’anno alla Roma ha ritrovato la continuità che cercava da molto, ci sono Salomon Kalou, campione d’Europa con il Chelsea due anni fa e allenato da Rudi Garcia al Lille nella scorsa stagione, e Wilfred Bony, 26 gol stagionali con lo Stoke City in Premier League, non pochi per un campionato di vertice, tra l’altro segnando molto alle grandi del calcio inglese: doppietta al Manchester City ed al Liverpool, più altri due gol al Manchester United.
Ciliegina sulla torta Didier Drogba, tanta potenza, colpo di testa tra i migliori d’Europa, buona agilità ma soprattutto classe infinita. Inutile usare altre parole per descriverlo. È il capitano, il giocatore più famoso e quello con più marcature all’attivo. E spetta a lui trascinare quest’ottima nazionale ad un piazzamento storico.
Filippo Grillo