Mogli sempre più interventiste e non è detto sia una conquista

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Corriere della Sera (A.Ravelli) – Gioco semiserio: se Francesco Totti dicesse di un ipotetico direttore di Canale 5 reo di non valorizzare la moglie che è un piccolo uomo e di Piersilvio Berlusconi (n° 1 di Mediaset) che deve pensare prima di parlare, Ilary come dovrebbe reagire? Prendendo in considerazione il divorzio (si scherza), consigliando vivamente lui di occuparsi delle proprie magagne lavorative (non si scherza), oppure rispolverando l’orgoglio per il marito/difensore che esprime la propria opinione? E soprattutto il «lui» esternatore come sarebbe giudicato dal resto del mondo? Forse come impiccione.

Fuori dal fantasy: che le donne non si comportino più come soprammobili, e quindi anche le mogli si inseriscano nella vita professionale dei consorti con pensieri, parole, opere e, a volte, entrate a gamba tesa, non sembra francamente una notizia. Come dire, forse possiamo darlo per scontato senza spacciarlo (più) come una conquista. E senza tacciare di sessista a prescindere chi critica le interferenze. Ok, Ilary e le sue sorelle sono intelligenti (Ilary di sicuro) e sanno ragionare con la propria testa. Ci mancherebbe altro. Così Melissa (Satta in Boateng), Carolina (Marcialis, lady Cassano), Wanda (Nara, che da procuratrice gestisce contratti e soldi del marito Mauro Icardi) e tutte le altre, mai così interventiste. Altro però è stabilire che l’uscita sia elegante, felice, opportuna. Ogni caso è diverso. Ma spesso è difficile pensare che certi giudizi non siano stati condivisi con il marito prima di coricarsi o mentre si prepara la cena. Insomma come si fa a non sospettare che la moglie dica quello che il marito pensa, ma non ha il coraggio di dire?

Melissa Satta, nel momento dell’esonero di Sinisa Mihajlovic al Milan, si è affrettata a commentare che «secondo me ora nello spogliatoio ci sarà più serenità»: forse qualcosa in merito aveva sentito dire da Kevin Prince Boateng, panchinaro fisso con Sinisa (che poi rispose, passando dalla parte del torto, che «le donne non devono parlare di calcio»). Un altro esonero, questa volta di Max Allegri, aveva scatenato Benedetta Antonini (moglie di Luca, ora all’Ascoli) che aveva rivelato su twitter festeggiamenti in famiglia: «Finalmente godo anche io!». Silvia Slitti, moglie di Giampaolo Pazzini, impiegato poco da Filippo Inzaghi, l’aveva buttata sul sociologico: «Provo dispiacere nel pensare che in Italia la famosa meritocrazia non sempre esiste».

Come Paola Trapattoni che non ha mai rilasciato un’intervista in oltre cinquant’anni di vita professionale del marito (che infatti ieri ha ribadito: «Ho sempre detto ai calciatori che le mogli devono fare le mogli e non interferire») non c’è ormai più nessuna. Wanda Nara, all’estremo opposto, rappresenta un altro unicum: la signora questa estate ha svolto il ruolo di procuratrice del marito con grande abilità e con qualche cardiopalma per l’Inter. Al Corriere rivendicò: «Ci vuole rispetto, sono la procuratrice e sono la moglie. Certo è difficile per me fare l’agente, la madre e la moglie. Tutti i problemi stanno sempre in salotto», fino ad ammettere che «non posso dire tutto a Mauro. Mi arrivano tante offerte, quella dei cinesi l’ho rifiutata senza neppure comunicargliela». Carolina Marcialis conosce altrettanto bene gli umori del marito Antonio Cassano (fuori rosa), così ha passato l’estate a polemizzare con il presidente della Samp Massimo Ferrero: «Per le bugie ci vuole la memoria. Per la verità le palle», una delle frasi cult a social unificati. Lady Cassano si era già distinta per un’altra memorabile polemica contro Donadoni definito «Crisantemo». Leggendario l’addio social di Federica Riccardi quando Alessio Cerci venne ingaggiato dall’Atletico Madrid: «Saluti serie A noi ce ne andiamo nel calcio che conta», dove Cerci non giocò mai. Tra tante mogli, nei giorni scorsi si è distinta donna Dolores Aveiro, mamma di Cristiano Ronaldo, sostituito da Zidane (la cui moglie aveva spinto per il trasferimento da Torino a Madrid «dove c’è il mare», ma questa è un’altra storia): «Sempre a testa alta», ha twittato la mamma accompagnando una foto di CR7 in panchina. Attendiamo (con terrore) le emuli italiche.

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