Corriere dello Sport (R.Maida) – Tre sostituzioni consecutive all’intervallo, un’esclusione completa dalla partita di Venezia, un 5-0 incassato con la nazionale armena. Non è esattamente il periodo migliore per Henrikh Mkhitaryan, uno degli uomini di esperienza a cui la Roma di Mourinho si affidava per alzare il livello delle ambizioni tecniche. Prosciugato nelle energie e forse nel morale, ha vissuto un mese da fantasma che ha inevitabilmente condizionato il rendimento generale della squadra. Il suo futuro, con il contratto in scadenza, è a questo punto da scrivere. In tutti i sensi.
Nel 2020, dopo 12 giornate di campionato, Mkhitaryan era la luce offensiva di Fonseca: con 6 gol e 5 assist costituiva una risorsa irrinunciabile in termini di qualità. Praticamente con lui in campo la Roma partiva da 1-0. Non solo: giocando part-time in Europa League, nelle prime quattro partite aveva fornito un gol, un assist e un rigore procurato. In questo autunno invece le cose stanno andando male, soprattutto dopo la sosta di ottobre dalla quale Mkhitaryan è tornato molto stanco. Finora i gol sono stati 2, gli assist pure, ma gli ultimi marchi distintivi risalgono al 3 ottobre quando il suo contributo fu decisivo con l’Empoli.
Difficile spiegare il crollo nelle prestazioni. Possibile che tra lui e Mourinho siano tornati in superficie i malumori dei tempi di Manchester, quando Mou si lamentava della scarsa intensità di Mkhitaryan e lui non era contento degli allenamenti e delle strategie di Mourinho. Ma al momento non risultano discussioni animate. Anzi, la telefonata dello Special One a giugno fu determinante per convincere l’armeno a firmare il rinnovo che era rimasto sospeso fino all’ultimo. “Quello che è successo a Manchester resta a Manchester” chiarì subito dopo il giocatore.