Il Messaggero (G. Lengua) – Scherzi del destino: il via libera al delisting della Roma arriva di 22 luglio. Lo stesso giorno in cui 95 anni fa Italo Foschi firmò il primo ordine del giorno della società. Una data che sta a cuore ai romanisti e che adesso si carica ancor più di significato. L’uscita da Piazza Affari non è solo una manovra finanziaria, ma è l’inizio di un percorso di crescita che porterà la Roma a competere sui grandi palcoscenici europei.
Tutto è avvenuto nell’ultimo giorno a disposizione per aderire all’Offerta pubblica d’acquisto. Un risultato storico per il club giallorosso che dopo 22 anni non sarà più quotato e potrà permettersi una gestione più snella e meno onerosa (si prevede un risparmio di 7 milioni l’anno). Nelle prossime settimane la controllante avrà diritto a comprare i circa 25 milioni di titoli residui (attraverso un’operazione di squeeze-out) e Friedkin potrà procedere con la cancellazione dal listino di Piazza Affari che andrà in porto entro fine agosto.
Un obiettivo pianificato sin dal primo giorno e costato al gruppo texano oltre 30 milioni di euro. Ieri, ultima giornata dell’Opa, la controllante Romulus and Remus Investments ha raggiunto il 95,91% del capitale sociale grazie ai circa 8 milioni di titoli consegnati alle casse.
Chi ha aderito all’Opa, non solo incasserà 0,45 euro a titolo (valore rialzato una settimana fa, quello di partenza era 0,43), ma avrà la possibilità anche di andare a cena con il presidente Friedkin in persona (oltre 180mila azioni vendute) o incontrare dal vivo José Mourinho.