La Repubblica (M. Pinci) – Nella Roma dei Fab four, in paradiso va la classe operaia. Doveva essere il perno intorno a cui far girare la giostra di Dybala e Pellegrini, Zaniolo e Abraham. E invece a togliere il broncio dal volto di José Mourinho e a regalargli contro la Salernitana i primi tre punti del campionato non è stata una delle stelle, ma chi doveva guardar loro le spalle: Bryan Cristante.
È il gruppo d’apertura d’un concerto che ruba la scena alle star, il batterista che si sostituisce a voce e chitarra con un assolo mozzafiato. O, semplicemente, la soluzione inaspettata ai problemi imprevedibili di una squadra che ha elevato esponenzialmente il proprio tasso qualitativo: Pellegrini crea, Zaniolo strappa, Dybala volteggia. Sulle loro doti lo Special One ha costruito una squadra capace di creare raffiche di occasioni da gol, ma non ha ancora trovato la formula giusta perché riesca anche a trasformarle in gol.
Alla fine, per aver ragione della cenerentola di Nicola, a cui Mourinho ha teso la mano candidandolo per la Panchina d’oro dopo le tensioni della scorsa primavera (il suo vice offese i tecnici della Salernitana), è servito il ricorso all’abc del calcio: un tiro da fuori area, sporcato da una doppia deviazione (quella fatale di Coulibaly) a sorprendere Sepe. Certo, nella giornata nera dei portieri nessuno se la prenderà con quello della Salernitana.
A cui più la sorte del merito ha evitato una serata da incubo: prima Zaniolo, poi Dybala, due volte a testa, hanno sciupato l’occasione di trafiggerlo comodamente o quasi. Chi poteva immaginare che la soluzione sarebbe arrivata da dietro.
Dal classico personaggio che non entusiasma il pubblico, che le formazioni estive cancellano dai titolari ma a cui un allenatore fatica drammaticamente a rinunciare. Anche dopo il mercato più esaltante degli ultimi vent’anni. Nel suo ruolo sono arrivati Matic e Wijnaldum, ma Mourinho che è un pragmatico sa che tutto ha un prezzo.