Minacce a Totti, ecco le accuse agli ultrà

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Il Tempo (A.Ossino – V.Imperitura) – Negli spalti gli striscioni minacciosi. Fuori dall’Olimpico le macchine piene di armi. E in campo quella pioggia di oggetti indirizzata a Francesco Totti, Daniele De Rossi, Morgan De Sanctis e Juan Manuel Iturbe. I senatori della Roma furono presi di mira dal gruppo ultras «Padroni di Casa». A confermarlo è l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Un atto appena notificato ai quattro indagati: Roberto Calfapietra, Manuel Monteleone, Raniero Galanti e Pietro Ciaramitaro. Un documento che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio. Secondo il pubblico ministero Eugenio Albamonte, i diversi episodi facevano parte di una strategia ben precisa. Un disegno che, secondo la procura, avrebbe portato alcuni tra gli indagati ad aggregarsi per compiere atti di violenza privata detenendo anche armi. Le azioni violente si sarebbero verificate nel 2015. Un anno difficile per la Roma.

Le proteste a Trigoria dopo la partita contro il Chievo (0-0). La macchina piena di armi rinvenuta dalla Digos al termine del derby pareggiato 2 a 2. La discussione avvenuta dopo la sconfitta con la Fiorentina, quando i senatori della Roma provarono a parlare con i tifosi giallorossi sotto una pioggia di oggetti provenienti dagli spalti. Alcuni di questi episodi sono stati contestati, a vario titolo, agli indagati. Per il pm avrebbero esposto alcuni striscioni apparsi il 19 marzo in curva sud, in occasione della partita contro i viola. «Mercenari cambiate mestiere» recitava uno di questi. Ancora: «Roma s’è rotta er c..o…a presto». E poi i cori: «Non uscirete dallo stadio prima di mezzanotte, anzi uscirete dallo stadio quando lo diremo noi». E le minacce: «State attenti quando andate in discoteca». Così facendo gli ultras avrebbero costretto i calciatori a recarsi sotto la curva sud. Sputi, accendini e bottigliette arrivarono all’indirizzo di Francesco Totti, Morgan De Sanctis, Juan Manuel Iturbe e Daniele De Rossi. Quest’ultimo fu anche minacciato. «Ti veniamo a prendere sotto casa», avrebbero gridato i tifosi prima di ribadire il concetto: «Verremo sotto casa tua… Ci vediamo sotto casa tua». Tre dei quattro indagati, mentre erano a cavalcioni sulla recinzione posta tra il campo di gioco e gli spalti, avrebbero cercato invano di farsi consegnare la maglia. Una vergogna già accaduta in altre occasioni. Roberto Calfapietra e Raniero Galanti sono accusati anche di un reato più grave. La procura ritiene che, insieme ad altre persone non identificate, l’11 gennaio, in occasione del derby, avrebbero portato nei pressi dall’Olimpico 6 bottiglie incendiarie, «congegni micidiali e quindi armi da guerra», altri oggetti contundenti e «materiale esplodente».

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