Non era ancora Natale del 2010 quando i media argentini titolavano sicuri: «River, perso il talento Lamela. Andrà al Milan». Quindici mesi dopo la storia dice che Erik a Milanello non ha mai messo piede e che quella di sabato sarà la sua prima volta a San Siro. Contro l’Inter si stava ancora curando la caviglia, contro la squadra che c’aveva messo gli occhi sopra quando non era neanche maggiorenne dovrebbe partire dall’inizio anche se il ritorno di Totti e la buona forma di Bojan potrebbero farlo accomodare in panchina. Sarebbe la terza volta in assoluto da quando è tornato a disposizione di Luis Enrique e delle altre due una era stata proprio contro i rossoneri all’andata. Il Milan, evidentemente, non è nel suo destino.
I fatti: i primi ad accorgersi del talento di Lamela erano stati gli osservatori del Barcellona, intento a ripetere l’operazione riuscitagli con Messi anni addietro, ma invano visto che la famiglia di Erik decide, anche per evitare una guerra col River, di non cedere alle lusinghe dei blaugrana.
Fu poi la volta dell’Inter, ma alla fine Marco Branca decide di preferirgli Coutinho. Ed è persino inutile chiedere cosa pensano ad Appiano Gentile di questa scelta. Nei pensieri e sul taccuino anche del Napoli per qualche tempo, Lamela nell’inverno del 2010 viene cercato insistentemente dal Milan. «E quando si muove Braida le cose generalmente si fanno piuttosto serie», scriveva in quei giorni il Clarin, che poi aggiungeva: «I rossoneri sono interessati al giocatore per il quale il River pretende 20 milioni di euro». Braida per chiudere la trattativa vola direttamente a Buenos Aires attirandosi l’attenzione di giornalisti e fotografi senza però suscitare particolare entusiasmo in Lamela e nella sua famiglia, tanto che lo stesso Erik al Clarin dichiara: «Ovviamente è molto bello che il direttore sportivo del Milan sia venuto a vedere la mia partita. Io devo però pensare al River: è da bambino che sono qui, e non voglio andarmene. Forse fra un paio d’anni, dopo aver vinto qualcosa con la mia squadra».
Col River non ha vinto anzi, ha dovuto affrontare una retrocessione piuttosto dolorosa, ma l’amore per il Milan non è mai sbocciato. Al contrario di quelo per la Roma e per Sabatini, la persona chiave nella sua scelta di trasferirsi in Italia. Il direttore sportivo ha conosciuto Lamela e la sua famiglia anni fa, ne ha studiato – e ammirato – la crescita e quando il suo rapporto con la Roma si è concretizzato gli ci sono voluti pochi minuti per convincere Erik a vestire la maglia giallorossa. Con tanti rimpianti per il Milan, che avrebbe voluto ripetere l’operazione Pato e che rimase spiazzato dalle richieste del River e, soprattutto, dal mancato entusiasmo di Lamela e della sua famiglia.
Il motivo è chiaro: il giocatore voleva un club che puntasse su di lui, che lo considerasse un giocatore importante e non uno dei tanti e il Milan questa garanzia non poteva fornirgliela. La Roma sì. E Erik, quando si è trattato di scegliere, non ha avuto dubbi.
Il Romanista – Chiara Zucchelli