Corriere della Sera (A. Ravelli) – Poche righe di commento, a sottolineare che il Milan è l’oggetto della transizione tra Elliott e RedBird – e quindi oggi dell’inchiesta che ne mette in discussione la veridicità – società risulta “terza ed estranea al procedimento”. Nessuno del club ha partecipato, come ovvio, al passaggio di proprietà, nemmeno i due dirigenti (uno del passato, Ivan Gazidis, e uno di oggi, Giorgio Furlani, al lavoro a Casa Milan ostentando una certa serenità), oggi indagati perché hanno firmato i documenti che comunicavano il cambio di proprietà alla FIGC.
In serata, è un portavoce di Elliott a fornire una smentita secca rispetto “all’accusa che il club “appartiene ancora a Elliott, e che questo è stato nascosto alla Federcalcio”. Questa accusa è falsa. Il Milan è stato venduto a RedBird il 31 agosto 2022. A partire da quella data, Elliott non ha più alcuna partecipazione azionaria o controllo su Ac Milan”. È chiaro che un’inchiesta simile non possa far bene al club, anche solo per la confusione mediatica. Se poi invece l’accusa fosse dimostrata, allora il Milan rischierebbe anche sul piano della giustizia sportiva. Oggi la procura Figc chiederà gli atti. Quando c’è un cambio di proprietà le informazioni vanno inviate alla Commissione consultiva Co.A.P.S. (Commissione acquisizione partecipazioni societarie) di cui si avvale la Figc: chi compra deve rispettare requisiti di onorabilità.
Gli articoli 31 (“Violazioni in materia gestionale ed economica”) e 32 (“Doveri e divieti in materia di tesseramenti, trasferimenti, cessioni e controlli societari”) comma 5, normano la materia: “Costituisce illecito amministrativo la mancata produzione, l’alterazione o la falsificazione materiale o ideologica, anche parziale, dei documenti richiesti dagli organi di giustizia sportiva” e poi “la società che non adempie agli obblighi di comunicazione e di deposito nei termini fissati (…) è punita, con le sanzioni previste ovvero, in mancanza, con quelle dell’ammenda o della penalizzazione di uno o più punti in classifica”. Potrebbe essere contestato poi l’articolo 4 che impone la lealtà sportiva. C’è infine la questione delle norme Uefa che vietano le multiproprietà per squadre che partecipano alle competizioni europee, la cui violazione può portare all’esclusione dalle Coppe.