La Gazzetta dello Sport (M. Dalla Vite) – Qui dove la classifica l’hanno sempre vista un po’ di sbieco, sul versante medio-basso, la quota-24 a un punto dalla Roma sa di paradiso all’improvviso. Il Bologna che tiene il passo del sesto posto è come se avesse ottenuto in anticipo il “Super Green pass” per sognare.
Sorprendente? No, meritato. Perché la faccia adulta, ancora una volta, l’ha fatta la banda-Mihajlovic, colpendo nei propri limiti una Roma che quando non trova spazi annaspa e abbozza come da “imbucato” in un party esclusivo. Mourinho ci ha provato in mille modi, Sinisa ha bloccato le frontiere con muro dinamico e soprattutto con ripartenze che hanno lasciato le tracce di chi sa come poter diventare grande facendo anche del male. Lo spartiacque della gara poteva diventare l’infortunio ad Arnautovic (e poi si farà male anche El Shaarawy): al minuto 15’ pt, Sinisa fa la faccia peggiore perché vede il suo Titano accasciarsi.
Si accende il Bologna: Rui Patricio butta via una palla che Svanberg (terzo gol) piazza da 20 metri, non è una fucilata ma un’idea ben giocata e non imprendibile che riallaccia lo stato d’animo del Bologna con l’autostima. Il clima è elettrico, Pairetto non aiuta a calmarlo, Abraham si prende un giallo (manata a Svanberg) che gli farà saltare (come poi Karsdorp) l’Inter e da quel momento la Roma diventa ancor più nervosa perché non viene a capo di una partita che il Bologna ha vissuto sempre al suo interno. L’ha vinta Mihajlovic questa gara: perché ha atteso e poi colpito al momento giusto.
E resistito. La Roma ha il bel problema di dover vivere sulle giocate dei suoi (talentuosissimi) giocatori quando davanti gli spazi sono sottili come aghi: serve la magia, appena sfiorata da uno spunto di Mkhitaryan poi in fuorigioco. Ora Mou va verso l’Inter con smorfie assortite.