Corriere dello Sport (R.Maida) –Ventiquattro maggio 2017, Stoccolma, finale di Europa League: è il terzo minuto del secondo tempo quando Henrikh Mkhitaryan spezza i sogni del giovane Ajax segnando il gol del 2-0 che chiude la questione a favore del Man United, celebrando il successo con Chris Smalling.
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Ventinove maggio 2019, Baku, finale di Europa League: stavolta Mkhitaryan gioca nell’Arsenal ma non può essere in campo a causa della guerra tra Armenia e Azerbaigian; è invece Pedro Rodriguez a festeggiare la Coppa con il Chelsea, in un derby londinese e un po’ italiano vinto 4-1 con Sarri allenatore e Gotti vice. Anche Pedro, come Micki due anni prima, segna il gol del 2-0.
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Il doppio antefatto spiega a capire quanto possa essere importante il contributo di Mkhitaryan e Pedro per consentire alla Roma di restare in Europa. In due, hanno vinto 43 titoli tra competizioni domestiche e internazionali. E nel rispetto del loro curriculum, in fondo nemmeno così impolverato, hanno la responsabilità di guidare i compagni verso obiettivi ambiziosi. Il problema è che, per motivi diversi, il loro 2021 non è cominciato bene.
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Mkhitaryan ha retto fino alla fine di gennaio, dispensando gol e assist, ma poi ha smesso di essere decisivo e si è pure infortunato a un polpaccio. Pedro ha trascorso la notte di Capodanno a curare un problema muscolare e non è mai tornato in condizione, accumulando minuti di gioco insoddisfacenti.
Fonseca adesso spera di riaverli al top. La sosta può aver giocato a entrambi. Mkhitaryan ha potuto continuare il percorso di riabilitazione che potrebbe consentirgli di essere disponibile per l’andata dei quarti di Amsterdam. Pedro si è allenato con attenzione per ritrovare gamba e tranquillità. Già sabato a Reggio Emilia contro il Sassuolo promette di scaricare energia positiva sulla squadra.