La Repubblica (M. Pinci) – Doveva essere la stagione della “Champions o morte“, nel senso che al quarto posto la Roma aveva legato l’unica possibilità di prolungare il rapporto con l’allenatore Paulo Fonseca, in scadenza a giugno. Invece aver battuto il Bologna pare utile soltanto per mantenere morale e condizione fisica, per recuperare energie e rodare chi ha bisogno di minuti.
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Nella settimana in cui tutte le altre candidate alla qualificazione in Champions hanno vinto, non vincere sarebbe stato un sipario calato sulle ultime speranze. Invece la Roma ha ancora titolo per inseguire il quarto posto: nonostante gli scontri diretti sfavorevoli e l’attitudine a consegnarsi contro le grandi, il quarto posto non s’è allontanato di un punto.
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Degli undici romanisti scesi in campo ieri dall’inizio, forse soltanto in tre ritroveranno una maglia giovedì, quando sullo stesso campo passerà il treno che porta alla semifinale di Europa League, destinazione che a Roma manca da trent’anni esatti. E quindi spazio al più giovane americano che abbia mai giocato dal primo minuto in Serie A, il 19enne Reynolds. Dopo quasi trecento giorni si è rivisto persino Pastore. E poi Fazio, sparito da due mesi. Non è invece una novità Borja Mayoral, che ieri ha infilato il quindicesimo gol stagionale.