Il suo acquisto dall’Auxerre provocò alla Roma il blocco di una sessione di calciomercato. Philippe Mexes ha passato in giallorosso ben 7 anni di carriera per poi concluderla al Milan. Intervenuto sul profilo Instagram di Roma Tv, ha voluto ricordare i vecchi tempi:
Come stai?
Bene, spero che anche voi, nonostante questo periodo brutto. È molto pesante.
Hai sentito i tuoi parenti in Francia?
Io sono a Bordeaux, i miei parenti stanno bene. Questa zona si salva un po’, ma anche la Francia non sta messa bene.
Quindi tu sei in Francia?
Sì, sono tornato per stare un po’ con i miei, che mi mancavano dopo tutto questo tempo. Mi manca tanto la Roma, così come il Milan, anche se sono stato meno lì. Quello che mi è rimasto nel cuore, sinceramente, è l’Olimpico, questa maglia, questi tifosi, lo spirito che avevamo. Anche se non avevamo fenomeni, tranne Totti e De Rossi, siamo riusciti a fare belle cose. È stato un periodo fantastico della mia vita. Ringrazio tutti quelli che ci hanno seguito. Avevamo determinazione ed un bello spirito. Partivamo da zero, siamo riusciti a sorprendere gli altri ed anche i nostri tifosi, siamo riusciti a raggiungere buoni risultati. È un orgoglio per me.
Cosa fai a casa con i tuoi figli?
Sì adesso è complicato, gli faccio da maestro. Poi mi alleno, mi informo. Incrociamo le dita e speriamo che questo periodo passi al più presto. Un pensiero a tutti quelli che sono stati male per questo virus, è un incubo e speriamo che possa passare il prima possibile.
Sei anche un buon cuoco?
Insomma (ride, ndr), me la cavo un po’. So fare la pasta, che è la base. Un po’ di cucina ci vuole, serve a tenersi in forma. Poi le cose semplici sono le più buone, non serve inventarsi tanto.
Ti sei distaccato dal mondo del calcio?
Dopo tutto quello che ho vissuto nella mia carriera, ci sono stati tanti cambiamenti. A Roma sono arrivato quando c’era ancora Sensi, che poi purtroppo se n’è andato. Quel periodo è stato molto, molto bello. Me lo ricordo quando entrava nello spogliatoio, con il suo bastone e ci diceva la verità. Nell’intervallo di un derby in cui perdevamo, entrò e dopo aver sbattuto il bastone ci disse: “Ma non vi vergognate?”. Quel momento me lo ricorderò per tutta la vita, ha dimostrato la sua passione, il suo amore per quella maglia. Da lì ho capito dove ero arrivato. Sono cambiate troppe cose nel calcio io sono più terra terra, ora si chiede solo di vincere, i giovani giocano solo per i soldi. Preferisco smettere, piuttosto che giocare per i soldi. Non mi appartiene questa mentalità, ho cercato di dare il massimo sempre. A Roma sono stato più anni e la passione che ho visto a Roma, non per fare il lecchino, non l’ho vista da nessun’altra parte.
I tifosi ti stanno ringraziando per il gol alla Lazio quando giocavi con il Milan.
Ero in panchina, ci tenevo tanto. L’Olimpico è quasi casa per me. Io mi sentivo romano e romanista, volevo far bene e ripulire l’immagine che avevo dato con quel cartellino rosso (l’episodio con Mauri, ndr). Nel calcio puoi recuperare ai tuoi errori e in quell’occasione mi ha detto bene. Quando ho segnato, l’ho fatto anche per la Roma.
Le tue lacrime in Roma-Sampdoria?
Un ricordo bruttissimo per tutti i romanisti, uno dei più brutti della mia carriera. Ero in panchina e mi sentivo impotente. Pareggiando forse avremmo vinto il titolo, questo sarà un rimpianto a vita per me. È stato bravo Pazzini e un po’ stupidi noi.
Senti ancora qualcuno dei tuoi ex compagni?
L’unico che sento è Francesco (Totti, ndr) e Vito Scala. Di Daniele (De Rossi, ndr) non ho più il numero, mi dispiace perché mi farebbe piacere sentirlo. Ho lasciato il calcio da un giorno all’altro, perché mi sono stufato dell’ambiente, di tutto quello che c’è intorno, ma anche del rapporto tra di noi. Pensi di avere amici, ma invece sono soltanto colleghi. A Roma eravamo tutti amici, questa è stata una cosa che non ho mai più vissuto altrove e per questo ho smesso. Non voglio vendermi, giocare a Dubai o Shanghai, preferisco stare a casa con la mia famiglia. Sono stato fortunato per quello che ho fatto, ora vado avanti, cerco di stare vicino ai miei figli anche se non è facile (ride, ndr). Voglio tornare a Roma e vedere qualche partita, sto spesso a Roma perché la mia ragazza è romana.
Ti piacerebbe allenare i bambini e trasmettere i valori giusti?
Di questi tempi, i valori sono stati persi purtroppo. Lo vedo con i miei figli che giocano a pallone, chi ha la passione e la voglia di impegnarsi, di studiare, sono pochi. I bambini oggi hanno tutto quello che vogliono, i genitori gli danno tutto. È difficile trasmettere questi valori se i bambini non ce l’hanno
Il tuo ricordo più bello con la Roma?
Tutti i momenti a Trigoria, era come se fosse casa. Stavamo bene in ritiro, tra di noi, giocavamo con i compagni a carte ed alla Play.
Chi faceva più casino?
Io (ride, ndr), ci rispettavamo ma facevamo tutti casino. Stavamo bene.
Il ricordo più bello da giocatore alla Roma?
La vittoria a Madrid, quando siamo tornati a Fiumicino c’era tantissima gente, non ho mai visto una cosa così. Come se avessimo vinto la Champions League, assurdo. Ma anche quando abbiamo vinto la Coppa Italia, emozioni straordinarie. Forse ci accontentavamo di poco (ride, ndr).
Alla prossima Phil…
Un saluto a tutta l’Italia, non parliamo più di calcio ora, ma della vita. Sto con voi, speriamo bene. Un augurio a tutti, soprattutto a chi è stato toccato dal virus. Ne usciremo tutti insieme, facendo i bravi e restando a casa. Speriamo di trovare un vaccino. Un saluto a tutti i tifosi della Roma: sempre forza Roma e forza Milan. Ci sentiamo presto.