«Eccomi qui, ci metto la faccia: come è giusto che sia. È stata una giornata balorda, errori su errori. Non è da noi, il livello arbitrale italiano ha cifre diverse. Chiedere scusa è il minimo, ma nello stesso tempo non sarebbe corretto formulare dei giudizi basandosi solo su quello accaduto nei giorni scorsi. Parliamone…». Domenico Messina è di umore nero: tra sabato e domenica la sua squadra, quella composta da fischietti e assistenti, ha fatto di tutto per rovinargli (e rovinarsi) il Natale. E pensare che fino allo scorso venerdì le polemiche erano state quasi tutte circoscritte a Juve-Roma, ma al designatore forse preoccupano di più le situazioni valutate male nell’ultimo fine settimana, dove sono finiti nel mirino anche gli addizionali e nel momento sbagliato. Carlo Tavecchio, presidente Figc, li aveva praticamente tagliati in vista della prossima stagione, ma le argomentazioni dei vertici arbitrali lo hanno convinto alla retromarcia.
Il rigore non dato alla Roma per il mani di De Jong non è uno spot felice per i giudici di porta…
«Capisco e provo a spiegare. L’addizionale era a pochi passi, può sembrare un vantaggio, ma è un handicap. Non si ha una prospettiva ampia, ma schiacciata. Massa avrebbe dovuto fissare solo quello spazio preciso per cogliere l’irregolarità. In un’area affollata, dove le trattenute sono la priorità da evitare, ha perso l’attimo. Ci deve servire da lezione…».
Poco prima, in Sassuolo-Cesena altro errore di un giudice: ha visto quello che non c’era…
«Così è sembrato a tutti, ma Cervellera, l’arbitro principale, si è assunto la piena responsabilità. Ha rielaborato nella sua testa l’episodio, convincendosi della irregolarità e fischiando il rigore dopo pochi attimi, dando così l’impressione di essere stato condizionato da Pezzuto che invece la pensava diversamente».
Onore a Cervellera. Però potrebbe sembrare una tattica per difendere gli addizionali…
«Sarebbe uno sbaglio pensarlo: non è un rigore che sposta l’importanza dei 5 arbitri».
Però in questa giornata hanno inciso poco e male.
«Può essere, ma è un ragionamento di pancia. In ogni partita ci sono almeno 4/5 situazioni sbrogliate in modo positivo grazie al supporto degli addizionali. Solo che nessuno ne parla, anche perché avviene con segnalazioni non visibili dal pubblico. Senza contare il grande impatto preventivo: basta chiedere ai calciatori e vi spiegheranno come la presenza di due arbitri accanto alla porta li abbia indotti a rivedere comportamenti sbagliati. E questo è un bene per le nostre squadre e la Nazionale: nelle competizioni europee ci sono i 5 arbitri e avere un modello uguale nl nostro campionato è un vantaggio, perché si è in sintonia con quello che accade in Champions o all’Europeo».
Ci fa due esempi di errori importanti evitati grazie ai giudici di porta?
«La scorsa stagione in una gara sentita come Inter-Juve, Orsato stava per fischiare un rigore per un fallo su Vidal. Damato lo ha avvisato di un precedente tocco con la mano del cileno visibile solo da chi stava a fondo campo. Situazione contraria: il giusto rigore che ha permesso all’Inter di battere nel recupero la Samp in questo campionato, arriva grazie alla segnalazione di Valeri al collega Russo. In entrambi i casi ha funzionato lo spirito di squadra. Perché ricordiamo una cosa: spetta sempre all’arbitro centrale la decisione finale».
Gli errori dell’ultima giornata sono l’occasione per spiegare meglio le regole. Come la mettiamo con le braccia larghe in area?
«Il concetto base è la volontarietà. Poi ci sono alcuni parametri che servono da linee guida in modo da avere decisioni simili, ricordando che l’uniformità dei giudizi è una utopia, specie nelle regole dove c’è una interpretazione personale. Dicevamo dei parametri: un movimento congruo può convincere l’arbitro a non fischiare. Al contrario, potrà anche essere di per sé involontario il tocco, ma se un difensore contrasta un avversario col braccio largo e staccato dal corpo, deve sapere che si prende un rischio altissimo. L’indicazione è punire questo movimento».
Da Torino a Firenze, domenica non è andata così…
«Abbiamo sbagliato, poco da aggiungere ».
E come valuta il mani di Pizarro non punito in Fiorentina-Juve e quello fischiato in favore della Roma contro il Sassuolo?
«Nel primo Pizarro non fa nulla per andare contro il pallone, forse neppure si aspetta che Pogba crossi. Il braccio è largo, ma il movimento sembra congruo. In campo l’arbitro, in quel caso Rizzoli, valuta dal suo punto di osservazione in diretta e senza replay. La scelta di giudicarlo involontario è comprensibile. Certo, poteva accadere il contrario, non mi avrebbe scandalizzato. A Roma il movimento del braccio non è stato considerato congruo. Rivedendo le immagini il giudizio cambia, ma dal vivo non era semplice».
Grazie per l’assist: ci vuole la moviola in campo?
«Ascolti, quando arbitravo c’erano delle volte che avrei pagato per vedere subito il replay dopo aver preso una decisione complicata. Questo per spiegare che nessuno di noi sarebbe così stolto da rifiutare un aiuto certo. La domanda è proprio questa: la moviola è la soluzione di tutti i mali? Secondo me andrebbe a complicare la vita perché ci sono moltissime situazioni dove anche rivedendo le immagini si hanno posizioni diverse. Può essere d’aiuto su questioni dove c’è un giudizio netto. Per essere chiari: benissimo per evitare i gol fantasma, così liberiamo gli addizionali da questo compito. Sul resto bisogna trovare il giusto equilibrio e probabilmente prima o poi il supporto della tecnologia sarà inevitabile. Come sempre, noi faremo la nostra parte».
Il nuovo fuorigioco è davvero poco comprensibile: agli assistenti si chiede l’impossibile.
«Sono così abituati alle cose impossibili da non farci caso… Scherzi a parte, le difficoltà sono nel dover fare valutazioni aggiuntive prima di segnalare un fuorigioco. Sì, ci sono situazioni dove è davvero complicato e serve la collaborazione anche dell’arbitro centrale per valutare interferenze e cose simili. Non sempre si hanno certezze e nel dubbio si predilige lasciar giocare. Ed è quello che vuole la Fifa: meno gol annullati. Questo non giustifica l’errore su Paloschi: si doveva evitare».
Quindi giusto convalidare la rete di Bonucci anche se l’assistente non poteva mica capire se Vidal dava fastidio al portiere della Roma.
«Gol valido per le nuove interpretazioni: se il portiere vede partire il tiro e non è disturbato nella traiettoria, allora la bandierina deve stare giù».
La Fifa ha chiesto però di punire chi mette dei calciatori oltre la barriera prima di un punizione. Non è un controsenso?
«No, perché quello è un gesto antisportivo, pensato proprio con l’intento di dar fastidio e confondere il portiere. Se chi è in fuorigioco non rientra prima del tiro, quella posizione è da fischiare».
Capitolo Juve-Roma: cosa c’è da aggiungere?
«Partita complicata da episodi tutti al limite, difficilissimi da valutare. Prenda il rigore su Pogba, neppure la moviola avrebbe dato certezze. E poi c’è stato il primo penalty, concesso in due tempi da Rocchi. Ha già spiegato lui che quella scelta è stata particolare e non gli ha giovato. A distanza di mesi, vorrei però fare i complimenti a Rocchi per come è riuscito a resettare quella gara e le successive polemiche, spropositate e incomprensibili se penso alle interrogazioni parlamentari e a denunce penali, tornando ad arbitrare a ottimi livelli. Non era così scontato».
A proposito di polemiche: il rigore più rosso più squalifica proprio non riusciamo a cambiarlo?
«Spetta all’Ifab farlo, ma ha già detto no alle nostre richieste. Gli arbitri applicano le regole. Se il riferimento è all’espulsione di Perin, c’è poco da dire: era inevitabile. Quando il portiere fa fallo in quella zona del campo e la palla resta a disposizione dell’attaccante, diventa un automatismo».
Quanto danno fastidio le dichiarazioni sprezzanti di dirigenti e allenatori contro gli arbitri?
«Moltissimo. Le critiche le accettiamo sempre, ma quando si scende sul personale bisognerebbe alzare tutti un muro. È mancanza di cultura sportiva e fa male al movimento. Le violenze sugli arbitri nelle categorie inferiori sono una vergogna».
C’è anche la «violenza» in campo dei giocatori: forse servono più espulsioni.
«Sono d’accordo, possiamo fare meglio. Basta avere più coraggio: spesso in campo non si ha la sensazione precisa della gravità di un intervento. Nel dubbio tra giallo e rosso, meglio il rosso».
Tolta l’ultima giornata, il bilancio è positivo. Dopo la sosta come pensa di ripartire?
«Il rammarico maggiore è proprio questo: la pausa non ci permette di cancellare subito gli errori dell’ultimo turno. Non dobbiamo perdere la serenità che ha contraddistinto questi mesi di lavoro. Se potessi, chiederei di giocare a Natale. Bisogna avere pazienza e fiducia negli arbitri italiani. Siamo ai vertici mondiali da sempre: non è un caso».
La Gazzetta dello Sport – F.Ceniti