La domanda, nella conferenza stampa dopo Udinese-Roma, era stata chiara: è vero che ha posto il veto alla cessione di Destro nel mercato di gennaio? La risposta di Rudi Garcia altrettanto perentoria: «Sì». Perché, allora, si continua a parlare di una trattativa per portare il centravanti al Milan subito e non a giugno, quando le strade del centravanti e della Roma (54 presenze e 23 gol in due stagioni e mezza) si separeranno?
I motivi, in sintesi, sono quattro: 1) perché nel calciomercato non esiste la parola mai; 2) perché almeno due parti su tre – il Milan e il giocatore – vedono di buon occhio la trattativa; 3) perché Destro dopo Roma-Sassuolo del 6 dicembre, quando giocò tutta la gara, è stato in campo 21’ contro il Manchester City e 17’ contro il Milan, non entrando contro Genoa (mancava Totti) e Udinese (mancava Gervinho); 4) perché il veto di Garcia può cadere nel momento in cui dovesse arrivare a un centravanti più forte.
Viene spontanea un’altra domanda: è possibile arrivare a un giocatore con queste caratteristiche? E chi potrebbe essere? Non certo Pazzini, offerto dal Milan con una proposta irricevibile. O Denis e Bergessio che potrebbero, al massimo, prendere il posto di Borriello. Nelle ultime ore si è riaperta la pista che porta a Stevan Jovetic, 25 anni, ex Fiorentina, che al Manchester City non è mai sbocciato definitivamente. I Citizen stanno chiudendo per Wilfred Bony, l’ivoriano dello Swansea, che costa 30 milioni di sterline. Per rientrare nel fair play finanziario potrebbe non bastare la cessione di Negredo al Valencia. Tanto più che il City rischia di perdere Milner a parametro zero nel prossimo giugno. Garcia ha bloccato la cessione di Urby Emanuelson all’Atalanta non perché l’olandese rientri davvero nei suoi piani, ma per un motivi semplicissimo: quando stai lottando per lo scudetto non puoi perdere pezzi della tua «rosa». Nemmeno quelli che sembrano meno importanti. In sintesi: va via qualcuno solo dopo che arrivato qualcuno.
Corriere della Sera – L. Valdiserri