Pagine Romaniste (S. Valdarchi) – Essere il capitano della Roma, non è lo stesso che esserlo in una qualsiasi altra squadra. Chi tifa questa squadra lo sa. Probabilmente dall’esterno si fa più fatica a comprenderlo, ma è così. Da Fulvio Bernardini ad Agostino Di Bartolomei, da Giacomo Losi a Daniele De Rossi, passando per il regno ventennale di Francesco Totti: storie di giocatori diventati simboli di una tifoseria. Arrivare dopo lo storico 10, uomo che ha infranto ogni record immaginabile con la maglia romanista indosso, ed il centrocampista di Ostia non è semplice per nessuno e non lo è stato per Alessandro Florenzi. Non avendo la tecnica dell’uno ed il romanticismo dell’altro, Florenzi ha provato ha colmare queste lacune con l’umiltà, il cuore e lo spirito di sacrificio, ma non sempre agli occhi dei tifosi questo è bastato. Dopo 280 presenze in giallorosso, nello scorso gennaio il classe ’91 ha lasciato la Capitale per approdare al Valencia. Il suo futuro è ancora oggi incerto, ma facciamo un passo indietro e vediamo il suo percorso fin dai tempi delle giovanili.
Gli inizi: tra Primavera e Crotone
Alessandro Florenzi approda in Primavera nel 2008 e disputa tre stagioni a disposizione di mister Alberto De Rossi, arrivando ad indossare anche la fascia di capitano nel 2010/11. Nella sua ultima annata con i giovani vince lo Scudetto, giocando da mediano nel 4-3-3 del tecnico romano. Nella stessa stagione arriva anche il suo esordio tra i professionisti, quando il 22 maggio del 2011 subentra a Francesco Totti in un Roma-Sampdoria terminato 3-1.
Nella sessione di mercato estiva viene ceduto in prestito al Crotone in Serie B. In Calabria vive un campionato da protagonista, scendendo in campo per 37 volte e siglando 11 reti. Viene premiato come “Miglior giovane della Serie B 2011/12”, convincendo i rossoblù a riscattarlo. La Roma però, vista la crescita impressionante di Florenzi tra i cadetti, decide di far valere il suo diritto di controriscatto e lo riporta a Trigoria.
Ale Multiuso
Da quel momento in poi, Alessandro Florenzi diventa un pilastro della Roma. Cambiano gli allenatori, cinque di preciso, ma nessuno mette mai in dubbio la sua presenza nello scacchiere tattico. Anche se la sua posizione non rimane mai la stessa. Dopo aver giocato da mediano in Primavera, Zdenek Zeman lo lancia come intermedio nel suo centrocampo a 3. Un ruolo che esalta le capacità d’inserimento del classe ’91, in grado di partecipare a 9 reti stagionali (4 gol e 5 assist) a soli 20 anni. La sua vena realizzativa sboccia definitivamente con Rudi Garcia in panchina. Il ragazzo di Vitinia compone il tridente insieme a Totti e Gervinho, in una squadra che nei primi tempi gira a perfezione e centra il traguardo delle 10 vittorie consecutive. L’allenatore francese, nei suoi due anni e mezzo in giallorosso, scopre la grande abilità di Florenzi nell’adattarsi e lo sposta, a seconda delle gare e delle esigenze, tra attacco, centrocampo e difesa. In un calcio moderno, in cui i ruoli classici e definiti perdono il loro valore, il prodotto del vivaio romanista si riscopre anche terzino destro. Nelle stagioni successive, il numero 24 gioca ovunque nella catena di destra, arrivando a disputare ben 280 partite con la Roma, condite da 28 gol e 32 assist.
Il rinnovo di Dzeko, Fonseca ed il Valencia
Dopo 16 anni nella Roma, considerando anche le giovanili e al netto della parentesi al Crotone, per Alessandro Florenzi arriva il momento di indossare la fascia di capitano. Siamo nell’estate del 2019. A dire il vero, il numero 24 lo è già stato in moltissime occasioni, ma dopo l’addio di De Rossi sta a lui raccogliere l’eredità e guidare la squadra. Non è più il vice di nessuno, ora tocca a lui. Al Fulvio Bernardini è tempo di grandi cambiamenti: oltre a DDR lascia anche Totti, dopo due anni da dirigente, e arrivano Petrachi e Fonseca, che prendono in mano la gestione dell’area tecnica. La sessione di mercato vede i soliti avvicendamenti e sul piede di partenza sembra esserci anche Edin Dzeko, in procinto di firmare con l’Inter di Antonio Conte. Tra i due club non c’è intesa economica, ma il bosniaco resta comunque con un contratto in scadenza da lì ad un anno. In quell’occasione, Florenzi compie il primo, grande gesto da capitano ed offre al centravanti la sua fascia, in cambio di una sua permanenza nella Capitale. Il 9 firma il contratto, ringrazia dell’offerta il terzino e, come giusto che sia, la declina.
Si chiude la finestra dei trasferimenti e parte il calcio giocato, ma le prove non sono finite qui. Paulo Fonseca, arrivato dallo Shakhtar Donetsk, non trova un posto al classe ’91 nella sua formazione tipo e, dopo annate da titolare fisso, Alessandro Florenzi si vede costretto a sedersi in panchina. Come accennato all’inizio, dove non è potuto arrivare con tecnica e romanticismo, il tuttofare ha messo umiltà, cuore e spirito di sacrificio. Le assenze dal campo pesano, soprattutto con un Europeo alle porte, ma non esce mai una parola fuori posto, perché “la Roma viene prima di tutto e io ho cercato di fare questo, ho messo la Roma davanti a me“.
I mesi passano ed i protagonisti della vicenda, Fonseca e Florenzi, si parlano chiaramente e decidono insieme che per il bene di tutti è meglio trovare una soluzione nel mercato invernale. Così, nel gennaio del 2020 arriva la partenza per Valencia, in prestito secco. Tra varicella e Coronavirus, in Spagna non hanno ancora potuto apprezzare il romano, mentre il suo futuro resta tutto da scrivere.