Se una logica c’è, ripercorrendo le scelte di Garcia e la sua attenzione alla psicologia dei giocatori, domenica l’uomo con il taccuino a portata di mano debutterà (anche) in campionato. È l’ora di Yanga Mbiwa, contro il Cagliari di Zeman, non il più semplice degli esami. Ma in difesa Manolas ha bisogno di un compagno di viaggio. E la soluzione De Rossi sarebbe il segnale peggiore per l’ultimo arrivato in ordine temporale a Trigoria. Garcia a questi dettagli è attento. Lo fece capire anche un campionato fa, quando si affidò al nuovo arrivato Toloi nei momenti di emergenza. E Yanga Mbiwa alla Roma è arrivato dopo una segnalazione dell’allenatore: qualcosa vorrà pur dire.
A LEZIONE Mapou — i compagni per brevità lo chiamano con il nome di battesimo — non è tipo che si emoziona facilmente. Il suo ingresso con il Cska Mosca non è stato l’esempio della perfezione, coinvolto con Maicon nella dinamica che ha portato al gol russo. Poi una discesa sotto la Monte Mario gli ha invece regalato i primi applausi. Un debutto che fa testo fino a un certo punto. Garcia però voleva vederlo muoversi. E al centraficano quel quarto d’ora è servito per sciogliersi, per familiarizzare con l’Olimpico. Ancor prima che con l’italiano, per il quale va a lezione tutti i giorni.
Certo, non ha i problemi di comunicazione di Uçan: con Cole parla in inglese, con lo staff tecnico e diversi compagni si esprime in francese. Per l’italiano c’è bisogno di tempo. Ma la voglia c’è tutta, prova ne sia quel taccuino con cui gira da qualche giorno a questa parte: dentro ci sono scritte le frasi in italiano più frequenti, una sorta di vademecum, come quelli usati spesso dai turisti. Ecco, Yanga Mbiwa a Roma non vuole fare il turista. «Sono qui per vincere lo scudetto», ha detto il giorno della presentazione. Domenica il primo passo.