Corriere dello Sport (R. Maida) – Nel calcio non è vera la storia delle porte scorrevoli. Le porte sono sempre ferme, hanno sempre la stessa misura. Basta inquadrarle. Borja Mayoral ha sbagliato la mira nel giorno peggiore: ricordate Roma–Spezia di Coppa Italia? Avesse completato il lavoro che spetta ai centravanti, cioè segnare i gol facili, la Roma avrebbe superato il turno. Ma soprattutto Dzeko non avrebbe litigato con Fonseca liberando spazio in campionato.
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A quel punto Borja Mayoral ha recuperato le vecchie abitudini che secondo Zidane, al Real Madrid, aveva la media di “un tiro, un gol”. Nessuno, nemmeno la Roma, avrebbe potuto immaginare un ambientamento così facile e un’efficienza così costante. Dopo i primi test poco gratificanti in Europa League, Borja Mayoral ha ingranato una marcia da record: 6 gol nelle prime 5 partite da titolare in Serie A. Nessuno ha fatto meglio nell’era dei tre punti per vittoria, quindi dal campionato 1994-95.
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Borja ha già eguagliato un illustre pioniere come Andrij Shevchenko o il misterioso lungagnone maliano Cheick Diabaté nella prima stagione del Benevento in Serie A. Stesso score fece registrato il polacco Piatek nel 2018-19, al debutto con il Genoa.
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Adesso la Roma fiuta l’affarone: secondo gli accordi con il Real Madrid, dopo il prestito biennale firmato in autunno, Tiago Pinto può riscattarlo a giugno per 15 milioni oppure aspettare un anno e conservare comunque il diritto di acquisto per 20. L’esame di maturità è in programma sabato a Torino contro la Juventus di Cristiano Ronaldo. È stato suo giovane compagno nel Madrid, è stato suo idolo da ammirare: stavolta lo sfida (quasi) a petto in fuori.