Il Messaggero (A.Mauro) – Conte per vincere in Italia, Allegri per primeggiare in Europa. La mission bianconera è stata chiara fin dall’avvicendamento in panchina a luglio di due anni fa. Sono passate due stagioni e mezza e nel frattempo la Juve si è confermata in Italia e ha fatto passi da gigante in Europa. Allegri non ha solo avuto il merito di raccogliere e dare soluzione di continuità alla pesante eredità di Conte, ci ha messo molto del suo per consentire alla squadra di ritrovare quella mentalità europea smarrita. Forse era destino, proprio come nella primavera/estate 2013. La panchina della Roma sembrava aspettare solo Allegri, e invece il matrimonio naufragò a un passo dall’altare proprio come quello (vero) nel 1992 con la fidanzata Erika.
UN PO’ ALLA VOLTA – Max da Livorno – toscano proprio come Spalletti – si è preso la Juve poco per volta, arrivato tra la contestazione generale dei tifosi e acclamato come salvatore della patria dopo la finale di Berlino. Ha imparato il mestiere da Galeone e si è fatto le ossa tra Sassuolo e Cagliari, prima della grande chance al Milan. A Torino ha preso la Juve tri-campione di Italia e ha rilanciato la sfida in Champions, dimostrandosi allenatore maturo e vincente. Ha risolto più di una partita con le sue decisioni tattiche, mantenendo sempre come base quel 3-5-2 che la Juventus ha imparato a conoscere a memoria grazie a Conte. Il porto sicuro da cui partire e verso il quale rivolgersi nei momenti più difficili. La svolta arriva proprio in Champions, contro l’Olympiacos, nel novembre 2014. Nasce la prima vera Juve di Allegri: 4-3-1-2 con Vidal trequartista, la difesa a quattro, che rimarrà il punto di riferimento in Europa, scelta anche a Berlino contro il Barcellona. L’anno successivo si cambia ancora, per sfruttare le qualità degli esterni Allegri vara il 4-3-3. Il suo capolavoro tattico a Monaco, con mezza squadra ko. Allegri sorprende il Bayern con Morata centravanti, Cuadrado e Alex Sandro esterni, la Juve domina e si piega solo nel finale. Fino ai giorni nostri, e il 3-5-2 ormai superato dal 4-3-1-2, con Pjanic trequartista e due attaccanti. Nelle partite che contano Allegri ha dimostrato di fare la differenza, l’unico dubbio per sabato è chi partirà dalla panchina tra Dybala, Mandzukic e Higuain.
PARLA AGNELLI – Alla cena dei dipendenti Juventus il presidente Agnelli ha tracciato il bilancio degli ultimi successi, con un pensiero particolare: «E’ stato un anno straordinario, abbiamo scritto la storia del calcio italiano ma quest’anno dobbiamo diventare leggenda. Abbiamo due percorsi aperti: quello nazionale a quello internazionale. Prima però dobbiamo chiudere il 2016 con due partite delicate contro Roma e Milan a Doha. Già i nostri amici gufi hanno ricordato che la Roma allo Stadium ha sempre perso; abbiamo tutte le forze nemiche che giocano contro di noi. Alla gente interessa soltanto che non vinca la Juve, e a noi non spetta altro che smentirli. Noi vogliamo continuare a vincere, noi esistiamo per vincere».