La frase più bella è questa: “Tornando indietro, risceglierei la Roma senza dubbio. Anche se mi voleva l’Inter, che all’epoca vinceva i campionati”. Parole di Mauro Esposito, classe 1979.
Talentuoso esterno di attacco di piede destro, che la Roma comprò dal Cagliari nell’estate 2007. In Sardegna, Esposito aveva segnato tanto, dimostrato qualità ed era arrivato in Nazionale. Lui e Langella (il corrispettivo a sinistra) si rivelarono tra i giocatori più in vista della Serie A.
Sembrava il giocatore ideale per il sistema di Luciano Spalletti con elementi veloci e tecnici a girare per tutto il fronte d’attacco. “Il mister mi chiamò più volte per convincermi a venire alla Roma, lui come il direttore Pradè e Bruno Conti. Per me era un sogno firmare per una squadra del genere, grande”.
Poi, cosa accadde dopo la firma con la Roma?
Un po’ di sfortuna, soprattutto. Le mie condizioni fisiche mi impedirono di trovare continuità e di giocare come volevo. Roma resta il rammarico più grande che porto nella carriera. Lavorai tanto per raggiungere quella maglia, per far parte di una società tanto importante. Purtroppo arrivai in un momento critico della mia carriera. A Cagliari mi ero fatto male al ginocchio, non stavo ancora bene. Andai in ritiro, ma non feci praticamente nulla. Iniziai tardi la preparazione, però Spalletti inizialmente mi dava fiducia, anche se a partita in corso. Mi fece debuttare in Champions League….
Non fu sufficiente, però.
Già. Purtroppo non avevo molto tempo per incidere nelle sfide avendo a disposizione venti, trenta minuti alla volta. Fino a quando arrivò quel gol sbagliato a Manchester contro lo United. Sono sicuro che molti tifosi ci pensano ancora a quell’errore, visto che spesso me lo ricordano ancora oggi.
In realtà, quell’errore si rivelò veniale. Si trattava della seconda partita del girone e la squadra si qualificò comunque agli ottavi di finale.
Questo è vero, ma sono quegli episodi che in qualche modo segnano il percorso. Successivamente ci fu qualche buona prestazione, il tacco per Totti in Roma-Parma 4-0 pochi giorni prima della trasferta di Champions con il Real, ma poco altro.
Rammarico e anche rimpianto? Oggi rifarebbe le stesse scelte?
Sì, senza dubbio. Tra Roma e Inter volevo andare a giocare assolutamente nella Roma. Io avevo questo desiderio. Andavo a giocare con Totti, nella squadra di Spalletti. E poi Roma somiglia molto a Napoli. Non essendo mai riuscito a tornare a giocare nella mia città natale, avevo voglia di Roma e della Roma. È andata così. Sicuramente non era semplicissimo trovare spazio in quel contesto così collaudato, nonostante non abbia avuto mai una chance vera e propria.
I picchi di rendimento di Cagliari, però, non li ha più raggiunti successivamente.
In Sardegna credo di aver fatto cose grandiose. Sono stato sei stagioni, è stata la parentesi più importante della mia carriera. Tre campionati di B e tre di Serie A di grande livello. Non c’è stato un anno in cui credo di aver toppato. Ho segnato 50 gol in B, ottenendo la promozione in A, ho raggiunto la Nazionale. Tanti sacrifici ripagati nel migliore dei modi. Ero partito da zero….
Racconti.
Ho lasciato la mia famiglia a 12 anni, andando via da Napoli in direzione Pescara. Vedevo i miei genitori solo se venivano loro a vedere le partite nel fine settimana. Devo tanto alla mia famiglia, mi hanno sempre sostenuto in tutte le mie scelte. Non avevo nulla, però inseguivo un sogno. La fame, l’umilità, la passione per questo sport, la voglia di migliorarmi ogni giorno, di emergere, mi hanno portato a diventare un giocatore di Serie A. Sono gli stessi valori che cerco di trasmettere oggi ai ragazzi delle giovanili del Pescara che alleno.
Che categoria?
Gli under 13. È molto bello poter insegnare qualcosa ai giovani. Ma non sempre è semplice, soprattutto perché oggi i ragazzi a 13-14 anni hanno già tutto e per questo possono perdere la testa o distrarsi. Invece di concentrarsi solo sul campo, hanno il telefonino, i social. Insomma, bisogna lavorare tanto da questo punto di vista.
Ha sempre pensato di fare l’allenatore?
No, a dire il vero non pensavo di intraprendere questo tipo di percorso. Io vivo a Pescara da anni. È stato come chiudere un cerchio. Partito dalle giovanili del Pescara, ora sono tornato qui. L’intenzione è quella di poter continuare a lavorare solo con i ragazzi. Con loro mi diverto, ti ascoltano, poter trasmettere loro qualcosa è bello e gratificante. Mentre nel contesto di prima squadra non mi trovo proprio a mio agio. L’ho provato per un paio di mesi con Epifani dopo l’esonero di Zeman. Quell’esperienza mi ha fatto capire che sarebbe stato meglio per me tornare nel settore giovanile.
Mercoledì sera la sua partita del cuore, Roma-Cagliari.
Anche se la Roma parte con i favori del pronostico, non sarà semplice per la squadra di Fonseca vincere. La Roma sta andando bene, ha fatto un ottimo primo tempo a Bergamo, poi si è spenta. Immagino una gara aperta. Di Francesco è allenatore bravissimo, ma la squadra sta stendando un pochino a trovare equilibri e risultati. Senza dubbio, la Roma sarà ferita e farà di tutto per riscattarsi dopo la sconfitta con l’Atalanta.
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