L’ex difensore Marco Materazzi ha rilasciato un’intervista per La Gazzetta dello Sport. Queste le sue dichiarazioni sull’Italia di Spalletti e sull’ipotetico utilizzo del difensore giallorosso Gianluca Mancini nel match decisivo di lunedì contro la Croazia:

Ha fatto le cinque del mattino dalla Cina per vedere Spagna-Italia
“E non mi sono pentito: l’Italia si guarda sempre”.

Però vederla soffrire così dietro deve averle fatto male.
“Vado subito controcorrente, perché so cosa vuol dire essere nel mirino: troppe critiche per Di Lorenzo. Ha affrontato il giocatore più incisivo visto in questo Europeo, assieme a Bellingham al debutto: un “animale”, e lui era l’unico con la gamba per stargli dietro, scegliendo quel modulo difensivo”.

Ancora a quattro o proverebbe una “tre” più pura? Magari con il suo pupillo Mancini?
“Facile parlare con il senno di poi. Con la Croazia, bastando pareggiare, ti puoi coprire di più e visto che loro danno più punti di riferimento, Mancini potrebbe essere una carta: tanto lui è sempre pronto. Ma bisogna vedere come stanno i giocatori, quello lo sa Spalletti”.

Bastoni e Calafiori, in mezzo due mancini come lei insieme: un problema?
“Luogo comune assurdo. Con Leonardo perdemmo lo scudetto contro il Lecce perché non risparmiò Lucio diffidato, piuttosto che far giocare me e Chivu insieme. Sa cosa gli dissi, dopo? “Sempre meglio far giocare due mancini insieme, se sanno fare due passaggi di seguito. E Bastoni e Calafiori hanno piedi da centrocampisti”.

Per qualcuno, linea troppo propositiva.
“Se scegli quel tipo di calcio, è la coppia giusta. E Bastoni non è diventato leader adesso, lo è da quando ha 18 anni. Non è stato quello il punto”.

E quale è stato?
“Contro la Spagna è difficile dire: facciamo la partita. Non te la fanno vedere, ti asfissiano. Forse il peccato è stato un po’ quello, ma non condanno Spalletti: ha scelto una filosofia e cambiarla ora forse porterebbe più confusione che altro. Servirà come insegnamento, se li ribecchiamo in finale”.

Ottimista…
“All’Euro 2012 grande entusiasmo per l’1-1 nel girone, poi quattro pere in finale: magari stavolta succede il contrario. L’Italia fatica a qualificarsi ai grandi tornei e poi nei gruppi, ma se passa…”.

Tipo nel 2006? Vittoria al debutto, sofferenza alla seconda.
“Nei gruppi, anche se vinci la prima non sai cosa ti può succedere. E qui c’è il paracadute terzo posto. Ora l’importante è trovare la chimica dell’essere squadra: conosco certi momenti in ritiro, inizi a fare calcoli, ti entrano mille dubbi in testa. Prima arriva la gara con la Croazia e meglio è”.