La Gazzetta dello Sport (M. Fallisi) – “Fossi in Frattesi, non ragionerei di impulso. Avrei potuto farlo anch’io nel 2006, ma non l’ho fatto ed è stata la decisione più giusta mai presa in dieci anni di Inter”. Sì, anche Marco Materazzi ha avuto il suo mal di pancia: l’anno magico del Mondiale era appena iniziato e a mettere in discussione la sua storia in nerazzurro era stato proprio il Mondiale: “Con Mancini giocavo poco, avevo paura di restare fuori dai convocati di Lippi – racconta l’ex difensore – e a gennaio si presentò l’occasione di andare al Milan. L’orgoglio avrebbe potuto spingermi ad accettare quella proposta, ma sono tornato sui miei passi. Il resto della storia lo conoscete…”.
Cosa fu a farle decidere di rimanere?
“Due chiacchierate. Una con Lippi, che mi rassicurò: “Non mi importa che tu sia un titolare nell’Inter. Un posto per te in Nazionale c’è”. Un’altra con Facchetti: “Marco, qui all’Inter abbiamo bisogno di te”. Nel caso di Frattesi non penso ci sia bisogno di confronti con il ct: Spalletti lo stima, Davide è già un titolare dell’Italia e non deve dimostrare nulla”.
All’Inter, negli ultimi tempi, non perdono occasione di sottolineare quanto Frattesi sia dentro al progetto, e Inzaghi a Venezia gli ha pubblicamente consigliato di restare.
“È un segnale importante del quale Frattesi non può non tener conto, anche se vorrebbe giocare di più. In un anno e mezzo all’Inter si è guadagnato il rispetto di tutto l’ambiente: della società che ha fatto grandi sacrifici economici per acquistarlo, dell’allenatore che lo ha fortemente voluto, dei tifosi che lo considerano a tutti gli effetti un protagonista dello scudetto vinto la scorsa stagione. Frattesi ha segnato il suo primo gol da interista nel derby, ne ha fatti altri decisivi, pesantissimi. La sua esultanza dell’anno scorso dopo il gol al Verona, arrampicato con la vena gonfia sulla balaustra, è un’immagine iconica della seconda stella. Tutto questo si traduce in un credito enorme”.
Invece scalpita per andare alla Roma…
“È il club nel quale è cresciuto e lì avrebbe più spazio per giocare con continuità, ma bisogna anche allargare lo sguardo a tutto il contesto. Nell’Inter Frattesi ha già vinto e ha la possibilità di ripetersi, è in una squadra che lotta per il vertice, su tutti i fronti. A Roma troverebbe una situazione completamente diversa, complicata dal punto di vista dei risultati. E c’è il rischio di una sorta di sovraesposizione, diciamo così, perché a Roma non ti perdonano nulla. Basti pensare a Pellegrini, romano e romanista come Frattesi: fino al gol nel derby ha vissuto momenti delicati”.
E all’Inter? Se il caso dovesse rientrare, non c’è il pericolo che i tifosi gli rimproverino l’ostinazione di andarsene?
“No, perché l’ambiente interista è diverso. E perché a Frattesi tutti riconoscono già un peso importante, come spiegato”.
Dopo la Supercoppa e la partita di Venezia, però, qualcuno ha storto il naso: “Non è più il solito Frattesi”.
“Chi lo fa sbaglia, perché a Riad è entrato in un momento troppo delicato per incidere “alla Frattesi”. A Venezia ha perso un pallone e sulla ripartenza Busio ha colpito il palo, ok: capita. Sbagliano tutti…”.
Con i ko di Calhanoglu e Mkhitaryan si apriranno più spazi in mezzo. E un fattore che può incidere nelle valutazioni dell’azzurro?
“Giocherà qualche partita in più ma non è questo che può orientare il suo futuro. Frattesi deve pensare a come vive l’Inter, lo spogliatoio, la città. In nerazzurro ha il futuro davanti: può diventare un pilastro del centrocampo per i prossimi 10 anni”.
C’è la sensazione che sia mal consigliato. Cosa ne pensa?
“Deve ascoltare solo sé stesso, capire bene cosa vuole e parlare chiaro con Inzaghi. La chiarezza è fondamentale”.