Gazzetta dello Sport – Marino giura: “Venerdì votiamo lo stadio”

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Oggi no, dopodomani for­se, venerdì sicuramente! Non tragga in inganno l’ordine dei lavori calendarizza­to dalla Conferenza dei capi­ gruppo di ieri: è vero, il proget­ to Tor di Valle è slittato al 7° po­sto, ha sei interventi urbanistici davanti (ne sono subentrati un paio cronologicamente antece­denti), perciò oggi non se ne parla. Ma giovedì può iniziare la discussione e se non verrà tra­volta da una valanga di emen­damenti la delibera potràesse­ re votata il giorno dopo, nel cor­so di una seduta supplementare (o, al più tardi, tra una settima­na). Certo, ammesso che siano tutti disposti a convocarla (sicu­ri?) e che fili tutto liscio (sareb­be una novità). Ieri il sindaco Marino, intercettato all’inaugu­razione della Casa della Salute di Trionfale, si è esposto, ancora una volta: «Contiamo di votare la delibera sullo stadio entro ve­nerdì. Dobbiamo farcela».

CHE FA IL PD? – Ma il suo partito è d’accordo? In questo senso la retrocessione al 7° posto dell’or­dine dei lavori è un po’ sospetta. «E invece — ribatte il capogrup­ po Pd Fabrizio Panecaldonon c’è nulla di sospetto: abbia­mo scelto di rispettare un ordi­ne cronologico, inserendo pri­ma dello stadio un paio di deli­bere urbanistiche attese da tem­po dai cittadini. Noi  governiamo per Pallotta e il si­gnor Mario Rossi, non solo per il presidente della Roma». Chia­ro. Come l’atteggiamento che avranno i quattro consiglieri del M5S, pronti a presentare una sfilza di emendamenti in aula e un esposto in Procura, per i qua­li «lo stadio rappresenta solo il 10% di un’enorme speculazio­ne edilizia».

INCERTEZZA – Ci sarà da discute­re. Il parere dell’assemblea ca­pitolina potrebbe arrivare nei giorni in cui Pallotta è a Roma. Di sicuro, lui e Marino hanno fissato un nuovo appuntamento in cui il presidente romanista chiederà spiegazioni del clima di incertezza che continua a circondare il progetto firmato con Parnasi. Anche se, passato in­ denne dall’aula Giulio Cesare, lo stadio di Tor di Valle finirà nelle mani (o nelle grinfie?) della Regione. E Zingaretti non ha ancora detto una parola.

Gazzetta dello Sport – A. Catapano

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