Il Corriere Dello Sport (G.D’Ubaldo) – Pierpaolo Marino è uno tra i più longevi dirigenti sportivi, con Marotta e Perinetti. Da due anni è tornato all’Udinese, il feeling con la famiglia Pozzo dura da tempo, ma nella sua lunga carriera c’è stata anche una breve esperienza alla Roma. Era il 1987, l’ultima fase della gloriosa presidenza di Dino Viola, che lo chiamò a Trigoria dopo che aveva costruito il Napoli dello scudetto. Marino aveva 33 anni quando si ritrovò a gestire la Roma che era passata dall’esonero di Eriksson al ritorno di Liedholm. E’ passata una vita, oggi Marino guida da direttore dell’area tecnica l’Udinese che affronta Mourinho.
Cosa le è rimasto di quella avventura alla Roma?
Sono passati 34 anni, ma ancora ho ricordi bellissimi. Arrivai dopo lo scudetto del Napoli e fui accolto da tutti in maniera indimenticabile. Ho avuto un rapporto straordinario con Dino Viola. Praticamente passavo tutta la giornata insieme a lui, lo andavo a prendere a casa e stavamo insieme fino alla sera. Ho avuto una trasfusione di saggezza e filosofia di vita, ero giovane, un’esperienza incredibile. Avevo già lavorato ad Avellino e a Napoli, ma aver avuto un presidente come lui, che è stato un maestro, mi ha aiutato per tutta la carriera.
Non erano anni facili alla Roma.
Cedemmo Ancelotti al Milan per esigenze di bilancio, l’ultimo giocatore di un certo valore che arrivò fu Rudi Voeller, poi prendemmo Lionello Manfredonia dalla Juve, il primo trasferimento importante a parametro zero e poi giocatori di Serie B. Arrivare terzi dietro il Milan di Gullit e il Napoli di Maradona non fu un’impresa da poco.
Mourinho ha detto che il risultato dell’Udinese contro il Napoli è bugiardo.
E’ un grande esperto di calcio, mi fido di quello che ha detto. Ma la Roma è così forte, saremo noi a doverci preoccupare.
Anche la Roma viene da una sconfitta. Ma Mourinho ha riportato entusiasmo.
Una scelta azzeccatissima. Conoscendo l’ambiente di Roma so che ha bisogno di capi carismatici che siano capaci di comunicare concetti chiari, altrimenti la Roma comincia a dividersi. E’ un grande tecnico, i risultati parlano per lui.
Friedkin ha voltato pagina.
Si sta muovendo bene, fa le cose logiche, investimenti giusti, c’è più managerialità rispetto alla passata gestione. Poi alla Roma c’è De Sanctis, che sta facendo bene. L’ho avuto con me in tre squadre: a Pescara, poi a Udine e a Napoli.
Della Roma dei suoi tempi è rimasto solo Bruno Conti.
Quando andò via Ancelotti era lui il capitano. E’ passato tanto tempo. Ma sento ancora Nela, Righetti e poi a Udine lavora Policano nello scouting.
Quali obiettivi può avere la Roma?
Non ha limiti. Vedo un campionato con più squadre a lottare per lo scudetto. La Roma può essere una outsider ed è una autorevole candidata a un posto per la Champions.
Nella Roma chi sceglie?
Mi piacciono tutti, gli ultimi acquisti sono azzeccati, la scelta di Abraham è valida. E’ un giocatore che ha dimostrato di avere tutte le qualità per sostituire Dzeko, la cui storia alla Roma era arrivata alla soluzione naturale.