Il Tempo (T. Carmellini) – Difficile raccontare quanto accaduto ieri all’Olimpico nella sua ultima versione con pubblico prima della nuova stretta governativa che lascerà entrare solo cinquemila persone. Perché cose di questo tipo solo la Roma riesce a farle accadere in un pomeriggio da manicomio con i tifosi giallorossi che lasciano lo stadio sbattendo la testa al muro letteralmente impazziti.
Altro che tecnico, Luis Enrique, Garcia, Mourinho, qui serve un esorcista o forse lo sciamano di Trump. Contro la Juventus la Roma domina per oltre un’ora, portandosi su un 3-1 che irradiava sicurezza: Mou faceva le spalle larghe e già molti giallorossi se la godevano sul web.Poi insette minuti incassa tre gol e sul 3-4 a dieci dalla fine riesce pure a sbagliare in rigore: ed è tutto vero. Inutili i sedici minuti finali con un uomo in più. Eppure i segnali sembravano positivi, il riscatto dopo la figuraccia rimediata a San Siro tre giorni prima contro mezzo Milan sembrava esser arrivato puntuale.
Vantaggio di Abraham, raddoppio di Miki con una deviazione fortunata che pareva aver fatto girare anche la sfiga, prima della perla targata Pellegrini: punizione da campione vero diretta sotto al sette. Poi Locatelli, Kulusevski e De Sciglio, in soli sette minuti, ribaltano il pomeriggio giallorosso rispedendo Mourinho all’inferno. E stavolta il tecnico giallorosso non si può nemmeno aggrappare all’arbitro e fare solo mea culpa cercando di capire da dove provenga quel blackout che manda in corto i suoi sul più bello. La classifica? Resta inguardabile, sempre peggio.