La Gazzetta dello Sport (F.Conticello – D.Stoppini) – Il tatuaggio è entrato nel paniere Istat: serve a calcolare l’inflazione, a interpretare lo scudetto. Tra Juve e Roma la lotta è a fior di pelle e, per leggere la sfida sul corpo di 6 giocatori, serve un esperto: il russo Nicolai Lilin, tatuatore e scrittore di successo («Educazione siberiana»).
DANI ALVES – Lui e i suoi tatuaggi staranno a casa: niente Juve-Roma per colpa di una frattura (composta) del perone. Ma Dani Alves, estro in campo e nella vita, ha un mondo impresso sulla pelle. A Lilin è caduto l’occhio su alcuni particolari del costato destro: «C’è qualche immagine che potrebbe ricordare la malavita, a partire da una corona, simbolo di gruppi giovanili delle gang latine». Non serve chiamare la polizia perché nei tatoo vero e falso si confondono: «Quelle immagini non significano che Dani ne faccia parte, ma chi arriva dalla strada raccoglie in qualche modo quella cultura: sono simboli di una società maledetta, aiutano a sentirsi forti e virili. Soprattutto gli elementi più deboli, fragili, schiacciati dalla società». Non è certo il caso di un terzino virtuoso: verrà pure da Bahia, ma Dani ha la fascia da capitano della Seleçao e uno stipendio da 4,5 milioni. Anzi, sulla pelle esibisce la sua religiosità: «Ha un Cristo col sacro cuore sul braccio sinistro: è dimostrazione di spiritualità, bisogno di Dio». Niente demoni, morti e teschi, altro che malavita, Dani ci mostra solo «una immagine positiva».
STURARO – Da ieri è ufficiale: fino al 2021 quei tatoo continueranno a muoversi furiosi su e giù per lo Stadium. Stefano Sturaro esprime l’animo da combattente sempre col corpo: lo noti dalla fisicità nei contrasti in campo, lo confermano le immagini sparse sulla pelle. «Ha bei tatuaggi, alcuni riprendono il ghetto americano come quel “Boss” sull’avambraccio», spiega Lilin. E poi, più nel dettaglio: «Spicca un grande tatoo maori, dentro a cui si intravede una tartaruga: secondo la tradizione, è simbolo di fertilità femminile. Trattandosi di un uomo, potremmo dedurre che ha voglia di un figlio, oppure lì si annida il ricordo della madre». Ciò che risalta e intimorisce è quella spada incisa sul petto, quasi un messaggio per chi lo incrocerà sabato sera: «Ha un ego guerriero e la conferma è proprio nella grande arma tatuata – continua lo scrittore russo –. Nel manico un tirapugni: così Sturaro denuncia le sue caratteristiche, ammette di essere una spada nelle mani di qualcun altro, in questo caso della Juve». Per questo, meglio seguire il consiglio di Lilin: «È un duro, non si scherza con lui a centrocampo».
MANDZUKIC – Nel corpo ricoperto, inondato di immagini, si trova di tutto: coppia di dadi, preghiera in croato, zodiaco, poker d’assi e, immancabile, un pallone. Mario Mandzukic, però, è scivolato sulla schiena: per errore, si è tatuato una frase in ebraico nel verso sbagliato e, oltre ai social, perfino qualche quotidiano israeliano si è inalberato. Meglio ispezionare il resto delle decorazioni, allora: «Come in tutti i calciatori, si nota subito un tratto consumistico dei tatoo: pochi hanno una reale profondità – ammette Lilin –. È normale, comunque, che chi appartiene a una comunità, si tratti del carcere o di una squadra, racconti sulla pelle qualcosa di sé con l’intento di mostrare il proprio carisma». Sul tema, Mandzukic può scrivere un saggio perché in campo trascina gli altri con ardore: «Ha una croce sul braccio, non un Cristo: più che orgoglio della fede, significa obbligo, rigore, rifiuto delle debolezze in nome di qualcosa di più grande». Insomma, non simboleggia Cristo, ma la morte di Cristo: «Il centravanti ha disponibilità al sacrificio, rispetto verso le fondamenta della squadra e del gioco».
NAINGGOLAN – Il petto tutto dipinto è una sciarada: riuscire a leggere su Radja Nainggolan quel «One life one wish» («Una vita, un desiderio») è già un esercizio per i più attenti. In fondo, il corpo del centrocampista belga sembra Wikipedia. Una miniera di informazioni, tra amori e passioni, nomi e date. E un numero su tutti: il 4 della maglia giallorossa. Poi sulla schiena una figura alata con sotto la scritta «Rest in peace». E ancora, qua e là, un rosario, un microfono con un paio di cuffie, fino al dettaglio sul braccio sinistro: lì c’è una carpa, simbolo di coraggio. Lilin, invece, «oltre allo stile giapponese molto sfumato», si sofferma su un’altra immagine del corpo di Radja, «più potente e più enigmatico»: «La rosa rossa che ha sul collo è un simbolo nomade – racconta –: in quelle società, soprattutto nei Balcani, identifica il leader del gruppo, il capo nobile. È anche una immagine legata alla tradizione religiosa, racconta la trasmissione del messaggio di Cristo nei re occidentali». Nainggolan vola meno alto e si limita a trasmettere il pallone agli attaccanti, ma la leadership se l’è guadagnata sul campo.
DE ROSSI – Daniele De Rossi lavora di tenerezza e di fantasia: per questo la figlia Gaia si merita molti dolci tattoo. In uno c’è un Teletubbies con le parole di “Favola” dei Modà: «Gliela cantavo per addormentarla», ha detto papà Daniele. Cattivo in campo, autoironico fuori: chi è, se non lui, quell’uomo con capello da pescatore colorato e barbona rossa che contiene un’antenna radio? Naturale a Roma, la scritta in latino – sul braccio destro si legge «Ubi tu gaius, ibi ego gaia» (Dovunque tu sia, lì io sarò) –, ma col tatuaggio sul polpaccio Daniele ha fatto proseliti: si vede sempre più spesso in giro quel segnale di pericolo per possibili tackle pericolosi. Divertente, anche per il rigoroso Lilin: «Tatuarsi è una cosa seria, ma apprezzo molto l’approccio divertente di De Rossi. L’immagine del fallo di gioco è all’interno del simbolismo stradale, ma c’è dell’altro: il triangolo, anche inconsapevolmente, è un segno maschile. La punta in alto, sin dall’antico Egitto, esprime la virilità. Significa forza davanti all’eterno». De Rossi proverà a sprigionarla domani allo Stadium per non rendere eterno il dominio Juventus.
PEROTTI – Ma cosa è successo sul collo di Diego Perotti? Un tempo da quelle parti c’erano due seducenti labbra rosse, ma poi è subentrata una più neutra «cover up». Cos’è? Un particolare tatoo che ha lo scopo di rendere invisibile quello precedente: tra l’altro, l’ha realizzato proprio il tatuatore creativo della rosa di Nainggolan. Così, sulla pelle dell’esterno della Roma, adesso si parla solo di calcio: uno scarpino, con il numero 10 ricamato sulla linguetta, e un pallone. Nel passaggio da un tatuaggio all’altro, c’è qualcosa da spiegare: «Penso a una svolta nella vita, o semplicemente alla voglia di cambiare scegliendo un simbolo che ha più a che fare con la sua professione – azzarda Lilin –. Ma, qualunque motivo ci sia sotto, Perotti ha fatto bene a liberarsi del bacio. Forse non lo sapeva, ma è stato adottato da molte gang latine: sembra un 13, quindi simboleggia la lettera M, che sta per “Mara Salvatrucha”». Con il nuovo collo, si evitano così dei fastidiosi contrattempi: «In certi quartieri del Sud America, sia la polizia che la gente possono pure vederti male se hai un bacio sul collo…».