Corriere dello Sport (L. Scalia) – L’uomo della provvidenza. Con tanto di bacio sulla maglia condito dall’abbraccio con Lorenzo Pellegrini (e il resto dei compagni). Un gol-liberazione, in primis dall’errore di Saud Abdulhamid. Gianluca Mancini si è caricato sulle spalle la Roma nel momento di massima difficoltà, quando la partita contro il Lecce stava diventando uno scontro salvezza dal sapore amaro.
Un colpo di testa dei suoi e via la paura. Forse per sempre. Il 2-1, inoltre, va inquadrato come un gol al limite dell’impossibile. Il motivo? Aveva appena il 4% di possibilità di mettere la palla in rete da quella posizione, con addosso una marcatura così stretta. Un tiro e un’esultanza: il massimo consentito. «Siamo in ritardo in campionato, per colpa nostra. Quindi in tutte le gare che andremo ad affrontare contano i tre punti e basta, questa era la cosa più importante anche con il Lecce. Dalla prima partita con Ranieri, dal Napoli a oggi, si sono visti miglioramenti e cose positive, se non facciamo questo puoi perdere con chiunque, se lo facciamo puoi vincere con chiunque», ha detto il difensore a fine gara.
Decisivo in campo (4 duelli vinti) e anche fuori. Il difensore si è preso il ruolo di leader e capitano della Roma in questa fase complicata. Non è una novità. Cambiano allenatori, passano le stagioni, ma Gianluca è sempre li a lottare. Difesa a tre o a quattro: Mancini c’è sempre e non arretra. Se poi entra sul tabellino dei marcatori quasi sempre la Roma vince o quantomeno non perde. È uno abituato a segnare gol pesanti. Anzi, pesantissimi. Il colpo di testa è la sua specialità all’Olimpico. Certo, il suo mestiere è un altro. Ma questa skill da attaccante aggiunto lo accompagna da sempre. Il suo guizzo contro il Lecce è servito per mandare in soffitta i fantasmi, per rasserenare l’ambiente e vivere qualche giorno di tranquillità, con un bottino di punti in classifica più consistente.
Il numero 23, quindi, si sta avvicinando al record di Aldair, primo tra i difensori centrali nella storia della Roma con 20 centri. Mancini ha già superato gente come Mexes e Fazio in termini gol, ma ha anche messo la freccia su alcune leggende giallorosse per presenze, vedi per esempio Cafu.
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