La Gazzetta dello Sport (A. Elefante) – “Vediamo“. Una sospensione del futuro, quella di Roberto Mancini, dettata e ridettata a voce bassa, che non può non amplificare le incertezze, in un momento così Anche se il primo ad allontanarle, non a caso, è il presidente della Figc, Gabriele Gravina.
Che non a caso è seduto accanto a lui al tavolo della conferenza stampa post partita: «Mi auguro che Mancini continui con noi, che smaltisca in tempi rapidissimi le scorie di questa eliminazione e che ritrovi le energie perché ha un impegno con noi». Una speranza, non una certezza. Roberto Mancini non dice che resterà di sicuro perché ha un contratto ancora lungo e un lavoro da completare. Ma non dice neanche che dopo una botta così sarà inevitabile rivedere tutto, anche la sua posizione. Dice solo «vediamo, la delusione ora è troppo grande per tutti per parlare di futuro. Vediamo in questi giorni, ora non saprei davvero cosa dire».
Se il c.t. considererà chiuso il suo mandato, rinunciando all’incarico, Gravina aprirà, suo malgrado, la ricerca di un successore. E la Figc avrà tre strade davanti, per disegnare il futuro.
Un c.t. “fatto in casa”: la più accreditata porta a Fabio Cannavaro, con Lippi d.t. come da antico progetto. Non è un tecnico federale, ma in pochi come lui (136 presenze e più di 13 anni di Nazionale alle spalle) si identificano con l’azzurro e si sente pronto ad una carriera diversa, dopo l’esperienza maturata in Cina.
Un tecnico esperto, un “padre della patria” che inizi a lavorare, come aveva fatto Mancini, sulle macerie di un fallimento: la suggestione potrebbe essere Ancelotti, se fosse disposto a considerare chiuso il suo rapporto con il Real e la panchina della Nazionale come unica esperienza mancante al suo curriculum.
Un tecnico “giochista” come Mancini, un educatore allo stesso tipo di calcio, per dare comunque continuità al lavoro iniziato quattro anni fa. Che ieri ha ricevuto un duro colpo, ma non è stato sconfessato, al di là del risultato. E che comunque deve restare un patrimonio della Nazionale, per non dover ricominciare proprio tutto da capo.