Il Messaggero (G. Lengua) – Di nuovo di testa, di nuovo l’inchino, di nuovo Mancini Capoccia. Gianluca ha punito anche i Diavoli mentre nel settore ospiti di San Siro sventolava la bandiera biancoceleste con disegnato un topo diventata simbolo della vittoria contro la Lazio proprio grazie a lui. De Rossi alla vigilia l’aveva detto: “Sta bene mentalmente e fisicamente, non potrebbe essere diversamente quando si decide un derby e si diventa paladino della città”. L’eroe della stracittadina, su calcio d’angolo battuto da Dybala, ha svettato in mezzo a Theo Hernandez e Loftus-Cheek mettendo a segno il suo sesto gol della stagione (di cui cinque di te-sta). Poi si è inchinato davanti al settore ospiti. La San Siro rossonera è rimasta ammutolita, la Curva Sud che ha traslocato a Milano è esplosa. Come nel derby.
Un punto fermo nella Roma di De Rossi che, dopo averlo recuperato alla viglia, non ci ha pensato due volte a schierarlo titolare nonostante il pericolo di un forfait per la pubalgia. Ma la sua dedizione alla causa va oltre il dolore e gli infortuni, d’altronde lo ha detto: “In queste partite uscirei solo senza una gamba”. E quella di ieri con il Milan era una di queste. È stato solo il primo atto, giovedì prossimo ci sarà il ritorno all’Olimpico per giocarsi la qualificazione in semifinale.
La bolgia che troverà il Milan sugli spalti sarà a pari a quella di San Siro. Mancini, con l’ennesimo colpo di testa finito in rete, ha eguagliato in termini di gol la stagione 2018/19 quando era all’Atalanta (6). Non solo, nei top cinque campionati europei nessun difensore ha segnato di testa quanto lui. Mancini Capoccia si è trasformato nel giro di tre anni nel leader di squadra e tifosi, un’impennata di rendimento dovuta anche alle ripetizioni in allenamento di José Mourinho, che della strategia difensiva ha fatto il suo fiore all’occhiello.