Corriere dello Sport (J.Aliprandi) – Ci vuole coraggio a calciare un rigore in una finale di Europa League. E a mettersi a disposizione del tecnico vista l’assenza dei migliori calciatori dal dischetto della squadra. I rigori sbagliati da Gianluca Mancini e da Roger Ibañez hanno condannato la Roma alla sconfitta in Europa League, ma hanno certificato quanto questi due giocatori siano disposti a dare per la Roma, per i loro compagni e il loro tecnico. Quell’abbraccio a fine partita con Mourinho garantisce un legame ancora più forte, cementato dal loro sacrificio e dalla prestazione in una finale sudata dal primo all’ultimo minuto. Cominciata nel migliore dei modi per entrambi.
Soprattutto per Mancini che 35 minuti dopo il fischio d’inizio aveva seguito le stesse orme della finale di un anno fa a Tirana: assist per la rete del vantaggio giallorosso. Sembrava l’inizio di un’altra magnifica serata. E lo stesso si può dire anche per Ibañez. Attenzione tattica, precisione, determinazione, ma soprattutto concentrazione. Quella che ha ritrovato ieri sera e che lo ha portato a disputare una partita quasi perfetta. Anche con coraggio. Dal paradiso all’inferno nel giro di pochi minuti.
Nonostante tutto, i due centrali sono rimasti concentrati e attenti sui loro avversari. Mancini e Ibañez: il primo autore dell’autogol, il secondo di tanti errori nel corso della stagione. I loro errori resteranno nel tabellino della partita ma non nella testa del loro tecnico o della squadra: quell’abbraccio a fine partita è un ringraziamento ai due difensori per una partita di sacrificio e dedizione.