Il Messaggero (A.Angeloni) – Una maledizione fatta in casa. E menomale che stavolta si è andati altrove, in questo caso a Tirana. Olimpico poco amico nelle finali europee. La Roma non ha avuto la fortuna di giocarne molte di finali, ma quelle poche hanno sempre visto lo stadio della Capitale come il palcoscenico dell’ultimo atto, o se si trattasse di finale secca, o andata e ritorno. Fischio conclusivo (e l’esito) a Roma, all’Olimpico appunto. Tralasciando la Coppa delle Fiere del 1961, le due storiche delusioni, quella contro il Liverpool e quella contro I’Inter. In tutti e due i casi, l’Olimpico ha visto festeggiare gli altri. L’unica possibilità che aveva la Roma nei primi anni ’80 di battere il Liverpool, era quello di poterlo affrontare in casa.
Stavolta la finale non è lì, siamo a Tirana e i capitani si chiamano Lorenzo Pellegrini e Gianluca Mancini, loro anche pronti a scrivere la storia. Lorenzo si augura “Di vivere uno dei giorni più belli della mia vita, per me è la partita più importante: è la mia prima finale e in più lo faccio con questa maglia. Non potrei desiderare qualcosa di meglio. Siamo una squadra vera”. Mancini ha giocato una finale: “Di Coppa Italia, ma questa è un’altra cosa. E’ la partita più importante della mia carriera. Da inizio anno il nostro obiettivo era la finale. Sappiamo cosa fare, siamo pronti. Feyenoord più riposato? Nelle ultime gare di campionato ci siamo complicati la vita, ma la stanchezza non si deve far sentire”.