La Repubblica (D. Del Porto) – Il vertice di mercato sul nuovo allenatore della Salernitana è stato rinviato, la trasferta in Croazia al seguito della Nazionale è saltata. Dopo la perquisizione disposta dalla Procura di Napoli, Claudio Lotito ha dovuto stravolgere l’agenda e dedicarsi ai risvolti dell’inchiesta che lo vede indagato per tentata estorsione dopo la telefonata con il direttore generale dell’Ischia Pino Iodice. «Un reato onestamente molto antipatico e pesante», lo definisce il presidente del Coni, Giovanni Malagò, che avverte: «Se ci fosse un provvedimento della giustizia sportiva nei suoi confronti, penso sia interesse di tutti che Lotito faccia un passo indietro. E a questo punto credo che la giustizia sportiva non possa che arrivare prima di quella ordinaria ».
All’esame dei pm Stefano Capuano, Vincenzo D’Onofrio, Danilo De Simone e Vincenzo Ranieri, che con il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli coordinano il lavoro della Digos, ci sono 20 computer e diversi faldoni di carte sequestrati tra Roma e Firenze. I magistrati sospettano che Lotito, presidente della Lazio, proprietario della Salernitana e consigliere federale, abbia fatto pressioni sui dirigenti di società di Lega Pro per indurli a votare il bilancio minacciando, in caso contrario, il blocco o ritardi nel pagamento dei contributi di mutualità. Al centro degli accertamenti c’è però anche un’altra vicenda: la deroga alla clausola compromissoria concessa a Lotito per querelare Iodice dopo che questi aveva raccontato alla stampai retroscena della telefonata registrata il 28 gennaio e pubblicata da Repubblica il 13 febbraio successivo. Il 21, Iodice viene sentito dai pm di Napoli. Qualche giorno dopo, Lotito lo querela. In un primo tempo, rispondendo ai cronisti, il presidente federale Carlo Tavecchio aveva ipotizzato che nel caso di specie, tenuto conto che Lotito stava replicando ad accuse che gli erano state mosse, poteva anche non essere necessaria l’autorizzazione. Tesi poi smentita dopo poche ore dalla Federcalcio. Fatto sta che il presidente della Lazio ha ottenuto il via libera in tempi rapidi e senza passare peril parere della commissione. Questo episodio, ragionano i magistrati, potrebbe essere interpretato come un altro segnale della grande influenza di cui gode Lotito in via Allegri, dove peraltro è tornato anche mercoledì sera, poco dopo la conclusione della perquisizione, e dove è uno dei pochi dirigenti ad avere accesso alla stanza del vice presidente federale Mario Beretta, che è anche presidente della fondazione sui contributi di mutualità. Un peso che l’imprenditore capitolino potrebbe aver esercitato per convincere il maggior numero di società di Lega Pro ad approvare il bilancio, scongiurando così la fronda che avrebbe rischiato di indebolire il presidente della Lega Mario Macalli e, di conseguenza, anche la cordata che ha sostenuto Tavecchio nella corsa alla presidenza della Federcalcio.
Mercoledì, i pm napoletani hanno sentito come testi, oltre a Tavecchio, il consulente legale della Figc Mario Gavallotti e il segretario Antonio De Sebastiani. «Stiamo raccogliendo la documentazione di cui Lotito è in possesso – afferma l’avvocato Gian Michele Gentile, legale del presidente della Lazio – peraltro già consegnata alla Procura federale e ai magistrati di Roma. Faremo un fascicolo anche per la Procura di Napoli e poi ci metteremo a disposizione, se il pm vuole sentirci, per fornire tutti i chiarimenti che sono richiesti. Secondo noi è tutto molto chiaro anche dal punto di vista documentale ». L’avvocato Gentile, che ha difeso Lotito anche nel processo per frode sportiva nel caso Calciopoli chiuso con la prescrizione, aggiunge che «al pm di Roma è stato spiegato e documentato cosa c’era dietro l’iniziativa di Iodice: una lotta di maggioranze e minoranze all’interno dell’assemblea di Lega Pro per scalzare il gruppo dirigente dell’epoca». E le accuse ipotizzate dai magistrati napoletani, che parlando di «indebite pressioni » esercitate da Lotito su dirigenti di altri club e di un «numero consistente di società di Lega Pro che sarebbero state vittime del meccanismo intimidatorio » messo in piedi dal presidente della Lazio? «Quelle ipotesi sono campate in aria» replica l’avvocato Gentile. Il confronto tra accusa e difesa è appena cominciato.