Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha rilasciato un’intervista a Il Tempo a proposito del mondo Roma. Queste le sue parole:
Organizzare un grande evento a Roma è possibile?
«Noi siamo un organismo nazionale, abbiamo ottomila comuni e non a caso la nostra forza è la presenza sul territorio. Ma è chiaro che Roma è Roma e stando qui viviamo più di qualsiasi altro comune le cose che ci accadono: ma il criterio è lo stesso di tutte le altre amministrazioni. Fatta questa premesse ci sono alcune situazioni nelle quali il presidente del Coni deve interloquire con il sindaco di una città».
Infatti dopo un primo impatto abbastanza astioso con lo stadio della Roma, ora la questione sembra essersi definitamente sbloccata…
«Credo sia stata una questione di tempi. Se fosse stato invertito l’ordine, probabilmente sarebbe passata la candidatura olimpica e sarebbe rimasto al palo lo stadio impigliato nella rete di cultura che c’era in quel momento».
Anche la Lazio vorrebbe avere uno stadio di proprietà…
«Io ho sempre sostenuto che sarebbe giusto, importante e bello che la Lazio porti avanti un progetto e che abbia nel minor tempo possibile un suo stadio. Perché è un passaggio dal quale non si può prescindere».
E poi con lo stadio Olimpico il Coni cosa ci farà?
«Io sono arrivato qui facendo l’imprenditore e dico che oggi il Coni è in grado tranquillamente considerando il clima, il posto e la storia, di far funzionare lo stadio tutto l’anno. Non sapete a quante persone che vogliono organizzare eventi siamo costretti a dire di no. E non solo per quanto riguardai concerti durante il periodo estivo,ma tutto l’anno. Quindi questo non sarebbe un problema, pensate solo alle cose che abbiamo portato a Roma dal Sei nazioni, al Golden Gala alla finale di Coppa Italia».
Ma c’è in vista un «make up» per l’Olimpico?
«Noi siamo già al massimo dei parametri ai quali ci siamo dovuto adeguare per ospitare un girone dei prossimi campionati europei del 2020 e probabilmente la partita inaugurale».
Vedere il Flaminio in quelle condizioni che effetto le fa?
«Mi viene una tristezza e una malinconia perché al centro del dossier olimpico c’era proprio il recupero del Flaminio».
Parliamo del calcio: anche lì le è capitato un bel casino tra le mani…
«Sono tornato dalla Corea e in meno di sessanta giorni la Lega ha trovato un presidente (Micciché, ndr) con una unanimità che sembrava impossibile e soprattutto ha gettatole basi per costruire un futuro: parlo della realizzazione di una nuova governance moderna che è di fatto un consiglio di amministrazione che sostituisca l’assemblea. Perché se sei in venti e ognuno si sente, forse anche giustamente padrone, poi succede che in due anni si resta impantanati e non si riesce a fare nulla. Io in sessanta giorni lascio tutto nelle loro mani,con una struttura diversa, più snella».
Basta fare il parametro con il calcio…
«Esatto, fallimento nazionale sì, ma abbiamo l’unico campionato ancora aperto in Europa. Una squadra in semifinale di Champions, una che stava entrando in quella di Europa League. Under 17 e 19 uomini e donne qualificate ai mondiali e sono convinto che l’Italia Under 21 andrà alle olimpiadi. Il calcio femminile è in crescita».
C’è chi dice che lei è troppo romanista…
«Mah, da quando ci sono io qui la Roma non ha vinto un ricorso, la Lazio non mi risulta che ne abbia mai perso uno. Non che io abbia meriti o demeriti in questo, diciamo che è solo una statistica. È un elemento che ti fa capire l’approccio culturale, perché in questo senso sono assolutamente laico».