La Repubblica (M. Ferretti) – Letta su Twitter lunedì sera, qualche minuto dopo la fine della partita di Firenze: “Il Feyenoord, avversario della Roma nella finale di Conference League, ha chiesto all’Uefa che la partita di Tirana venga diretta da un arbitro italiano”. Chi non l’ha capita al volo, evidentemente non segue il calcio. Oppure è un arbitro. Italiano, ovviamente.
r A voler essere il più possibile politicamente corretti, diciamo che la Roma in questa stagione non ha avuto fortuna con le ex giacchette nere. In campo nazionale, attenzione. Con partite troppo spesso condizionate, quindi decise in sala Var.
Dalla discrezionalità degli arbitri, si è passati via via (e ormai in pianta stabile) alla discrezionalità del Var. Cioè di uno strumento creato e gettato in campo proprio per evitare un’applicazione soggettiva del regolamento. Obiettivamente, era difficile fare di peggio. Si sussurra: la Roma è arrivata a giocarsi la finale di una competizione europea (anche) perché in Conference League fino ai quarti di finale non c’era il Var. E non c’erano neppure arbitri italiani a dirigere le partite di José Mourinho.
Esagerato? Chissà… Di certo, chi sostiene che alla fine gli episodi arbitrali a favore e quelli contro si equivalgono, non frequenta il mondo del calcio. Oppure è il designatore degli arbitri. Italiani, ovviamente.
La Roma è stanca ma non può riposare: prima il Venezia poi il Torino quindi il Feyenoord, tre partite “europee”, da sabato prossimo al 25, che potrebbero dar lustro all’intera annata o che potrebbero alimentare delusione e infiniti rimpianti. Senza dimenticare, però, che la vittoria della Conference garantirebbe a Mou un posto nella prossima Europa League senza star lì a guardare la classifica del campionato. Alla faccia della ridicola (e tutta italiana) discrezionalità dell’uso della moviola. Make Love, Not Var.