La Gazzetta dello Sport (S.Vernazza) – Sempre più solo, sempre più bello e col pizzico di fortuna che è d’aiuto agli audaci, perché la Roma, a sua giustificazione e discolpa, può mettere sulla bilancia il palo di Fazio e la traversa di Dzeko. Napoli capolista, basta cambiare la prima consonante e il giochino è fatto: Napolista. Più cinque sulla Juve battuta dalla Lazio e sull’Inter attesa dal derby. Punteggio pieno, otto vittorie su otto e caccia al record della miglior striscia iniziale, il dieci su dieci della Roma di Garcia nel 2013-2014. Oltre ai numeri, c’è la realtà di un Napoli che è alfa e omega, che padroneggia ogni lettera dell’alfabeto calcistico. La parola scudetto va pronunciata con rispetto, ma senza timore. Sarri ha creato un orologio di squadra. Unica nota stonata dell’Olimpico è stato il risultato, striminzito in rapporto al fatturato. La partita andava chiusa, il Napoli l’ha lasciata aperta e verso la fine ha patito. I «sarriani» hanno imparato a soffrire, dettaglio di notevole rilevanza.
ALTRO LIVELLO – Il Napoli gioca un altro calcio, oggi inafferrabile per qualunque altra formazione di Serie A. È salito a un livello superiore. La circolazione di palla rasenta la perfezione, sublime il palleggio rasoterra e ad alta velocità. Il Napoli è padrone, decide il come, il quando e il perché della partita. Ha raggiunto la piena consapevolezza di sé, stato nirvanico che non va confuso con la presunzione. Rispetto alle stagioni precedenti, è cresciuto nell’arte della gestione, non ha più paura o vergogna di governare i tempi morti. Fa cadere in frustrazione e prende per sfinimento chi gli si para davanti. Ammaliante il primo tempo. Il gol di Insigne è stato il manifesto della circonvenzione di avversario: stordito dal pimpumpam dell’azione azzurra, De Rossi senza volerlo, ma travolto dagli eventi, ha servito di carambola l’assist per la rete decisiva. La Roma, nei primi 45 minuti, è stata preda di un nervosismo crescente, perché il Napoli era un muro di gomma: i «sarriani» respingevano tutto e si appropriavano della gran parte dei rimbalzi. All’Olimpico il Napoli ha fatto largo uso di una sua classica azione: palla avanti, palla indietro, palla profonda in area, per lo più da sinistra, dove Insigne ha interpretato alla grande il doppio ruolo di fornitore di palloni e di tiratore. A tratti pareva che il Napoli fosse in superiorità numerica, ovunque il colore azzurro risultava predominante all’occhio umano.
CORREZIONE E RESURREZIONE – Di Francesco ha affrontato il primo tempo con un 4231 di sapore «spallettiano». Il ripescaggio non ha funzionato. De Rossi è andato sott’acqua e questa è un’indicazione utile per la Nazionale: l’Italia correrebbe grossi rischi se riproponesse il capitano giallorosso in una mediana a due, il romanista ha bisogno del sostegno di due interni. Nainggolan, nel 4231 di Di Francesco, si è piazzato sulla trequarti, con l’intento di sporcare la regia di Jorginho, ma il Napoli oggi può sopravvivere alla scherma tura del suo «passator cortese», il centrocampista che avvia dal basso il possesso palla dello stordimento (altrui). Il Napoli ha trovato lo stesso modo e maniera di ricamare il proprio calcio. All’intervallo Di Francesco ha avuto l’intuizione giusta, è passato al 433 con Nainggolan ricollocato a centrocampo, sul centrosinistra. Giusto, meglio giocarsela secondo i propri veri convincimenti. La partita ha ritrovato equilibrio, la superiorità del Napoli si è stemperata e il dato finale sul possesso ne è la riprova: 55,8% a 44,2% è poco, non asseconda l’impressione visiva di un Napoli dittatore della palla. La Roma, non più costretta a modellarsi invano sui «sarriani» sfuggenti, ha ritrovato identità e si è costruita un paio di occasioni che le permettono di imprecare al la sfortuna: il gran volo di Reina a deviare sul palo un’inzuccata di Fazio, la parte superiore della traversa colpita da Dzeko. Ma per quello che a lungo si è visto la vittoria degli ospiti è corretta. Aspettando martedì,quando si giocherà Manchester City-Napoli, gara di Champions che assegnerà il titolo virtuale di «miglior gioco» del momento.