James Pallotta si è mosso, in ritardo, ma almeno si è mosso: è già molto rispetto al silenzio assordante di tanti altri suoi colleghi. Ma ora se il presidente italo-americano vuole davvero dare un seguito alle sue parole sui “fottuti idioti”, può farlo chiedendo un risarcimento a chi ha provocato questo danno d’immagine. La questura di Roma infatti ha identificato i primi quattro tifosi giallorossi che avevano esposto gli striscioni offensivi contro la madre di Ciro Esposito: ora saranno daspati e quindi per un po’ non potranno più mettere piede negli stadi. La Lega Calcio di serie A aveva promesso tempo fa che sarebbe intervenuta in questi casi costituendosi parte civile e chiedendo i danni. Poi, non l’ha mai fatto. Perché adesso non lo fa Pallotta? Sarebbe un vero segnale, al di là delle tante (troppe) parole che si sono sentite in questi giorni.
Andrea Abodi ha garantito che la Lega di B è pronta a fare la sua parte: ma bisogna aspettare che i vandali di Varese siano scoperti. Torniamo alla Roma. Circa 500 tifosi oggi fuori dalla Curva Sud, chiusa dal giudice sportivo: cori contro Pallotta e Napoli (c’erano più poliziotti che ultrà…). Iniziata la campagna abbonamenti del club giallorosso per la prossima stagione: ma sarà ancora possibile segmentare le curve in modo da circoscrizione il raggio d’azione dei violenti e identificarli più facilmente? Dopo le parole è arrivato il momento dei fatti (e questo vale anche per mr. Pallotta): lo pretendono milioni di tifosi stanchi di questa situazione, di promesse non mantenute e di inutili provocazioni.
La Repubblica – F. Bianchi