Il Messaggero (S. Carina) – In questa storia di Dybala e l’Arabia c’è qualcosa che non torna. Prima le voci, poi i 15 minuti finali contro l’Everton e come al solito tanto off the record che rischia di minare la settimana che porterà al debutto in campionato. Nel post gara al Goodison Park, Daniele nel suo tergiversare è stato chiaro. Il dribbling a domanda diretta – ‘Paulo sarà un suo uomo anche nella prossima stagione?” – inglobando la Joya nel calderone dei tutti sono utili e nessuno è indispensabile, lascia pensare.
Inutile girarci intorno, una risposta di questo tipo è sorprendente. Perché a darla è DDR che soltanto 3 mesi fa paragonava Paulo a Totti. E allora cosa sta accadendo?

Seguiamo la cronaca: una settimana fa, prima di partire per l’Inghilterra, la Roma riceve un’offerta araba per Dybala e chiede al calciatore di valutarla. La proposta è dell’Al-Qadsiad e fa tremare le gambe: 25 milioni all’anno. Vien da sé che il fatto che il club abbia chiesto al calciatore di valutarla, presume che nessuno in società metterà i bastoni tra le ruote all’argentino. Il motivo non è tecnico ma finanziario.
Dybala, però, dice ‘no grazie’. A quel punto, secondo una delle due parti in causa, la Roma gli richiede di valutarla. Paulo, tramite uno dei suoi agenti, con una telefonata a Ghisolfi, ribadisce il no.

Nel frattempo il 4 agosto a Rieti, c’è stata l’amichevole con l’Olympiacos: Paulo parte in panchina ed entra al l’ della ripresa. Poi si vola in Inghilterra. Primo test con il Barnsley: Dybala inizia ancora fuori, gioca il secondo tempo da falso nueve e segna. In seguito nelle prove del giovedì, viene sempre impiegato con Abraham, Bove, Pisilli e El Shaarawy nelle esercitazioni offensive. Quindi non con i titolari che poi giocheranno sabato a Liverpool. Al Goodison Park resta in panchina per 75 minuti, racimolando l’ultimo quarto d’ora insieme a Tammy.
Una cosa però appare chiara: nella migliore delle ipotesi, almeno per Cagliari, Dybala parte dietro. Ha 6 giorni per far cambiare idea a DDR. Ma soprattutto un agosto davanti ancora da vivere.