La Repubblica (M. Juric) – Un cross quasi alla cieca sulla testa di Dovbyk. Traversa. L’unico vero lampo di una Roma soporifera a Cagliari porta la firma di Paulo Dybala. E chi sennò. L’uomo che da tre anni “accende la luce” in campo, come amava ripetere Mourinho. Che alla Joya non rinunciava mai. In poco più di sei mesi la situazione si è ribaltata. Perché la Roma all’argentino probabilmente rinuncerà nei prossimi giorni. Ci sono oltre 60 milioni di euro che lo aspettano in Arabia Saudita. Con buona pace dei tantissimi romanisti che anche ieri alla Unipol Domus lo hanno pregato di non andare via. Gli occhi erano tutti su di lui. Per scrutare una smorfia, un cenno. L’argentino ha risposto sempre con un sorriso. Ai tifosi, ai compagni di squadra e a De Rossi. Quando dopo 25 minuti del secondo tempo lo ha chiamato a sé per chiedergli di risolvere la partita.

Due parole, un gesto di intesa e il cambio con Zalewski. Perché ne è consapevole anche l’allenatore che la Roma senza Dybala è una squadra diversa. Ma ci sono dinamiche di mercato che passano anche sopra la testa di una bandiera come De Rossi. “Mi spaventa una Roma senza Paulo – ha ammesso l’allenatore a fine partita – ma mi spaventa ancora di più una squadra senza rinforzi, se lui e altri dovessero partire”. Aziendalista sì, ma non suicida. Perché la Roma attualmente è una squadra ampiamente incompleta che aspetta, con urgenza, rinforzi dal mercato. E se per Assignon sembra ormai questione di ore (operazione da 10 milioni di euro tra prestito e obbligo di riscatto), De Rossi preme per almeno altri due acquisti: un centrocampista e un’ala sinistra. Per far partire davvero la rivoluzione tecnica che gli hanno affidato i Friedkin.

La prima Roma vista a Cagliari è una squadra dai due volti. Con i nuovi acquisti pimpanti per il primo giorno di scuola e i veterani con l’indolenza di chi torna dalle ferie. Soulé a spanne il migliore dei suoi. “Fa cose giuste, poi altre le sbaglia, ma l’atteggiamento è sempre corretto”. De Rossi se lo coccola. Un po’ per non fargli perdere l’entusiasmo dei primi giorni, quando ancora sognava (lui e i tifosi) di fare coppia con Dybala. Ma anche perché sa che l’argentino può essere il suo salvatore. Almeno in questo inizio di stagione. Perché la prima uscita è stata insufficiente. Gioco confuso, a tratti soporifero. Interpreti ancora, forse, imballati. Ma la Roma vista in Sardegna sembra essere ancora molto lontana dal calcio che ha in mente il suo allenatore. Ieri potrebbe essere stato l’ultimo ballo di Dybala. Forse a De Rossi serve un altro colpo da cinema della famiglia Friedkin.