La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese) – L’ultima sarà al Bentegodi di Verona, sempre che poi sia davvero l’ultima. Quasi venticinque anni di trasferte, forse, andranno via proprio così per Francesco Totti. Anche se ieri il capitano giallorosso, prima di salire sul treno che da Roma lo ha portato nella città scaligera insieme a tutti gli altri, ha voluto tranquillizzare così i tanti tifosi che gli chiedevano lumi sul suo futuro: «Le foto me le fate anche l’anno prossimo». Già, ma come? Che chiave dare alle parole di Totti? Un’assicurazione sul suo futuro ancora in giallorosso, seppur da dirigente? O la speranza di poter strappare ancora un anno in più alla Roma da giocatore?
LA CONSIDERAZIONE – Il dilemma, molto probabilmente, lo scioglierà lo stesso Totti tra poco più di una settimana, subito dopo Roma-Genoa, il giorno in cui la gente giallorossa riempirà l’Olimpico in ogni suo pertugio per tributargli il giusto e meritato saluto. Come, molto probabilmente, il Bentegodi lo vedrà attore non protagonista, lui che nelle sue tante trasferte ha giocato sì da protagonista in campi come Santiago Bernabeu, Bayern Arena, Nou Camp, Olympiastadion, Emirate, Anfield Road e Highbury, tanto per ricordarne solo alcuni dei tanti. «Totti è la leggenda, il giocatore più importante che abbiamo, il nostro simbolo. Lo è stato, lo è e lo sarà. Da qualsiasi direzione si voglia guardare la Roma ci si troverà sempre davanti Totti», ha detto ieri Spalletti. Il tecnico che gli sta rendendo molto più amaro di quanto potesse pensare l’addio al calcio. Che poi, appunto, ha aggiunto: «Io lo devo trattare come un giocatore importante, che fa però parte di una squadra. Devo fare delle scelte, a volte l’ho penalizzato e questo mi dispiace. Ma faccio la formazione con il criterio di vincere queste due partite e nel ragionamento ci metto anche la sua gestione». Il che, tradotto, vuol dire che se finora Spalletti non ha più considerato Totti all’altezza, non ha più pensato a lui come un giocatore in grado di fargli vincere le partite, difficilmente cambierà idea con il Chievo. E anche con il Genoa.
IL MIRACOLO – Il Chievo, appunto. L’avversario che la Roma deve superare oggi per continuare la sua corsa al secondo posto ed alla Champions diretta: «Una squadra forte, che crea dei problemi – chiude il tecnico giallorosso – Il sogno scudetto? Noi per ora pensiamo a Chievo e Genoa, che per noi valgono come la possibilità di rigiocarci la sfida con il Porto. Per far sì che questo miracolo avvenga dobbiamo vincerle. E non cambia nulla guardando anche alla Juve». Quello sì sarebbe un miracolo, il secondo posto no.